Disagio giovanile: educatori di strada per debellare il fenomeno. Parte la raccolta di firme sul web. “Negli ultimi dieci anni, la città metropolitana di Cagliari è diventata teatro di gravi vicende che hanno come protagonisti giovani e giovanissimi”, scrive Luca Pisano, psicologo psicoterapeuta, Direttore Master in Criminologia Ifos e responsabile dell’iniziativa, “come indicato nella Carta di Piazza Yenne, sottoscritta il 16 dicembre 2019 dal Comune di Cagliari, ma poi non applicata, è necessario attivare un sistema di servizi per prevenire e contrastare il disagio giovanile. Chiediamo pertanto ai Sindaci dei Comuni della Città Metropolitana di Cagliari di coordinarsi per avviare urgentemente team di educatori di strada”.
Negli ultimi anni, la città metropolitana di Cagliari è diventata teatro di gravi vicende che hanno come protagonisti giovani e giovanissimi. C’è la questione del bullismo. Il problema delle prevaricazioni fisiche, verbali e indirette tra coetanei è particolarmente presente nella città metropolitana di Cagliari e si manifesta non solo nei contesti scolastici e nelle sedi di aggregazione giovanile (piazze, panchine, mare) ma anche sul web che è diventato teatro di nuovi pericoli.
O quello dell’alcolismo che riguarda principalmente minorenni, dai 12/13 anni, che fanno uso di droghe, bevono superalcolici tanto da ubriacarsi per strada e mettono in atto pestaggi che spesso si risolvono in corse al pronto soccorso a causa delle gravi lesioni subite dalle vittime. Un aspetto particolare di questi conflitti fisici è che, in alcuni casi, sono protagoniste le ragazze che, dopo aver organizzato l’evento sui social network, si incontrano per picchiarsi alla presenza del pubblico di coetanei che documentano l’evento con video e foto che diventeranno poi virali tramite i social network e i gruppi di messaggistica
Un altro problema importante riguarda la diffusione della mentalità misogina che normalizza gli insulti alle donne, termini volgari utilizzati non solo dai ragazzini ma anche delle stesse ragazze. Si assiste quindi alla diffusione e al rinforzo della credenza che non abbiano nulla di meglio da offrire che il proprio corpo e, spesso, si innescano una serie di eventi che si traducono in fenomeni quali il sexting o il revenge-porn.











