Alessandra Todde esordisce con l’appoggio principale del Pd e di altre undici liste, inclusa ovviamente quella del suo Movimento 5 Stelle, per andare alla caccia della vittoria alle Regionali di febbraio 2024. Un “campo largo” che però è già ristretto: lo strappo dei Progressisti, di Liberu e di altri partiti che convergeranno su Renato Soru ha l’effetto di far tremare già il centrosinistra sardo. E la Todde, che tra i suoi difetti afferma di avere quello della “testardaggine”, sa perfettamente di non discostarsi troppo dal fondatore di Tiscali, che domani presenterà a palazzo Doglio una rivoluzione nei termini tanto “gentile” quanto rischiosa: “Lo chiamerò, ci parlerò e lo convincerò a cambiare idea. Non possiamo fare regali al centrodestra”, ha detto nella prima conferenza stampa post investitura ufficiale, attorniata dai vertici regionali di tutti i partiti che la sostengono. “Lascio il ruolo di vicepresidente del Movimento, mi dimetto, ma resto comunque deputata. Chiedere un passo indietro su questo punto è una strumentalizzazione, non si può chiedere achi ha un incarico politico di fare un passo indietro prima di essere eletto”. Bolla come “sciocchezza” l’accordo romano Conte-Schlein che ha portato a una convergenza sul suo nome, e del quale comunque più di un politico isolano ne parla già dalla scorsa estate.
La strada non è semplice, per la Todde. Deve provare a ricucire con Soru, quel “sardo e testardo” del centrosinistra che ha proposto le primarie, senza ottenerle, e che già da tempo sta girando l’Isola per parlare di trasporti, sanità e lavoro. Una prima sfida, tutt’altro che facile, prima di quella principale, cioè ottenere più voti alle urne.











