Un volo, al volo, per tornare in Sardegna da Roma? Con Ita è impossibile, Ryanair invece apre i portelloni dei suoi aerei ma solo se paghi 439 euro, e il tappeto rosso non è compreso. Rosso, invece, è il colore del sangue che i sardi sono costretti, per il momento ancora solo a livello astratto, per volare. La continuità territoriale? C’è, sulla carta: ha vinto Ita, addio a Volotea e prezzi nuovi, Da salasso. Che sia per un last minute o per una vacanza programmata, la stangata è assicurata anche per chi è nato in Sardegna ma vive oltremare per motivi di lavoro. Ne sa qualcosa il regista quartese Jo Coda: “Continuità! Se decidessi di rientrare dopodomani a casa, con un Roma-Cagliari, questo è lo scenario”: zero disponibilità con Ita, un salasso con Ryanair. “Però va tutto benissimo, ovviamente. Turisti a cascioni e ai sardi un c***. Congratulazioni!”, tuona Coda. E i commenti dei suoi lettori e ammiratori sono tutti, e ci mancherebbe altro, di solidarietà. Il regista è nella Capitale per impegni di lavoro, stando ai post che ha pubblicato sul suo profilo social.
E c’è anche chi, nonostante nelle vene le scorra sangue sardo, si trova a che fare con prezzi improponibili. È il caso di Giada, emigrata da anni in Lombardia ma nata a Selegas. È il padre, Italo Marrocu, a raccontare nel dettaglio l’ennesimo paradosso: “Le compagnie navali come Moby o Grimaldi le garantiscono una vera continuità territoriale perchè la segnano come nativa sarda, quindi ha tutti i benefici economici del caso. Con Ita, invece, no. Un volo in aereo, andata e ritorno, per lei e i suoi due figlioletti, costa ben 517 euro. È mai possibile”, domanda Marrocu, “che ci siano queste storture ancora oggi? Quanti nativi devono sobbarcarsi questi costi perché non si è provveduto a tutelarli? Quanti di loro devono rinunciare a visitare la loro terra? Complimenti, e sono ovviamente ironico, a chi ci governa”.









