Che fastidio quando si continua a scoprire l’acqua calda. Quando era inevitabile che una cosa accadesse eppure ci si stupisce, anzi si finge di stupirsi, quando accade. Che fastidio le ipocrisie politiche e le retoriche mediatiche.
Prendete i trasporti. In Sardegna sono un disastro, da sempre e forse purtroppo per sempre. Un disastro che si è acuito all’inverosimile in questi ultimi tre anni, con Arbatax nuovo ombelico del mondo e tutto il resto è noia.
In questi giorni la pietra dello scandalo è il costo dei biglietti aerei per arrivare in Sardegna. Ma va! Ma che scoperta pazzesca, davvero. Si può scandalizzare solo chi dalla Sardegna non è mai uscito, chi non è stato costretto a muoversi nei periodi delle festività quando le speculazioni diventano regola e chi per sua fortuna non ha dovuto spostarsi da un momento all’altro per emergenze sanitarie o familiari. Agli altri, a quelli che hanno memoria e sanno perfettamente come vanno le cose, è vietato scandalizzarsi.
Per vivere in Sardegna e spostarsi come gli altri comuni mortali bisogna essere ricchi. Perché chi non arriva a fine mese manco con la spesa al discount non si può spostare. Forse neanche gli interessa, ma sapere di non poterlo fare questa sì è una violazione di ogni diritto costituzionale e umano.
E così, mentre costa meno andare a New York che in Sardegna, tutti quelli che contavano sulla fine dell’emergenza pandemia si rendono conto che la gente sceglie (giustamente) New York e, a recinto aperto e galline scappate, lanciano allarmi che nessuno ascolterà. Tanto poi in estate chi deve arrivare arriva, e vai di stagioni record perché quant’è bella la Sardegna non è bello nessun posto al mondo, e si va avanti di luoghi comuni fino a Natale, quando gli allarmi toccheranno ai voli introvabili o a prezzi impossibili. E ricomincerà un altro inutile, fastidioso e stucchevole giro di giostra.












