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Rebeccu è un piccolo borgo medievale disabitato, frazione del comune di Bonorva in provincia di Sassari, costruito su una collina. Un tempo era un centro importante, poi iniziò la sua decadenza e nel 1950 la popolazione si ridusse a solo sei abitanti. Questo insolito borgo è diventato la “casa” di MusaMadre Festival, oggi alla sua terza edizione. Un piccolo borgo dimenticato che torna pian piano a vivere e ripopolarsi in forma di residenza creativa, accogliendo artisti di tutte le discipline, intellettuali e scrittori. Il calendario delle attività culturali nel borgo si protrarrà quest’anno per un intero mese, con lo sguardo rivolto al futuro e il desiderio di estendere le residenze, pian piano, per tutto l’anno.
A raccontare la genesi del nome del Festival è la direttrice artistica, Valeria Orani, che ha lasciato la Sardegna più di trent’anni fa per seguire il suo lavoro “nomade” di organizzazione teatrale e che è approdata da dieci anni a New York, dove si è specializzata in curatela e produzione nelle arti multidisciplinari. “Dopo un lungo viaggio e poche ore di sonno, dal caos della metropoli mi sono svegliata nel silenzio assoluto. Ho aperto la finestra e ho guardato questa valle del Meilogu, i suoi vulcani spenti. Una terra antica e struggente che nella mia visione da lontano era ispirazione e madre del mio progetto, Musa e Madre appunto” .
“Abbiamo lavorato sodo perché MusaMadre Festival diventasse il centro nevralgico della produzione culturale e artistica del Comune di Bonorva. Il festival si colloca per il terzo anno nell’incantevole borgo di Rebeccu, che sovrasta la Piana di Santa Lucia, terra prodiga di grano e crocevia di grandi civiltà, e dal villaggio si espande abbracciando quest’anno il mondo della letteratura e della multidisciplinarità artistica. MusaMadre lambisce, con il coinvolgimento della comunità, il territorio circostante sino ai siti archeologici di Sant’Andrea Priu, la fonte sacra, il Parco Mariani e altre destinazioni dei ‘Microambienti Serendipitosi’” dice Laura Di Settimio, ViceSindaca e Assessora alla Cultura del Comune di Bonorva, promotore del progetto realizzato con il fondamentale sostegno finanziario della Fondazione di Sardegna, dell’Assessorato allo Spettacolo della Regione Sardegna e con il coordinamento organizzativo dell’Associazione Enti Locali per le Attività Culturali e di Spettacolo.
In attesa dell’apertura del Festival vero e proprio sono in corso da metà mese una serie di appuntamenti di avvicinamento fortemente ispirati dagli effetti delle diaspore sull’umanesimo contemporaneo: in chi è partito convive il desiderio e la necessità di riscrivere una narrazione delle proprie radici; in chi è restato nei luoghi ormai spopolati cresce il sentimento di orgoglio e rassegnazione nelle generazioni più anziane e la smania di partire alla ricerca di un futuro migliore nelle generazioni più giovani.
Il ruolo del viaggiatore nella cultura contemporanea e la funzione del viaggio come arricchimento e scoperta delle radici dell’umanità, la questione identitaria e l’appropriazione politica del termine ‘identità’, la necessità del ritorno al pensiero di chi costruiva le Cattedrali, il consumismo culturale, naturalmente imperfetto. Sono questi gli argomenti trattati nelle cinque passeggiate dei Microambienti Serendipitosi, che, dopo l’anteprima del 14 luglio, sono in programma il 29 luglio alle ore 17, il 31 luglio sempre alle 17, il 3 agosto alle 18.30 e il 9 agosto alle 17. Un esperimento in ambito artistico-culturale che si ispira al concetto di Serendipità nella ricerca scientifica, ossia a quel rapporto che intercorre tra l’organizzazione della scienza e la valorizzazione del talento. Il progetto prende spunto dalle parole di Robert K. Merton che per primo ha individuato i “microambienti sociocognitivi serendipitosi” e che definisce il modello della Serendipity nella ricerca scientifica come l’osservazione di un dato imprevisto, anomalo e strategico che fornisce occasione allo sviluppo di una nuova teoria o all’ampliamento di una teoria già esistente.
Il microambiente del borgo sarà popolato in questi giorni da personaggi con occhi e menti allenate che operano nei più disparati ambiti della cultura: arte, letteratura, giornalismo, scienza, cinema, televisione, teatro, danza. Chi ha accettato l’invito ha deciso quando arrivare e quanto soggiornare, sapendo che durante la permanenza avrebbe avuto modo di incontrare almeno un altro ospite con cui condividere l’esperienza. Una passeggiata condotta da una guida locale alla scoperta di un angolo del territorio ricco di natura e archeologia prenuragica che è anche una conversazione tra gli ospiti e un piccolo gruppo di spettatori. Si creeranno così incontri anche improbabili, sicuramente non scontati, da cui scaturiranno conseguenze sorprendenti. Gli ospiti non sapranno sino al loro arrivo chi incontreranno e dove li condurrà la passeggiata. Tutto quello che sanno è che sarà aperta ad un pubblico di massimo 20 persone (è necessaria la prenotazione).
Hanno accettato l’invito a partecipare all’esperimento (in ordine alfabetico): Daniela Amenta (giornalista), Patrizia Asproni (presidente della Fondazione Industria e Cultura), Danila Blasi (produttrice di danza), Massimo Bray (editore, storico ed ex Ministro della Cultura), Jeff Biggers (giornalista, scrittore e drammaturgo), Fabio Canino (attore e conduttore radio televisivo), Roberta Corradin (scrittrice e giornalista specializzata in enogastronomia e viaggi), Otto Gabos (alias Mario Rivelli, artista e narratore di fumetti d’autore), Ettore Perozzi (astronomo), Isabella Ragonese
(attrice).
Altro importante segmento che compone MusaMadre Festival è la seconda edizione della residenza Ischeliu (in sardo “Richiamo”), in programma dal 27 luglio al 2 agosto, dedicata ai sardi emigrati o discendenti di tutto il mondo mossi da forti motivazioni e desiderosi di scrivere il loro “diario delle radici”. Un diario non convenzionale scritto utilizzando il linguaggio delle arti visive e cinematografiche. Il progetto si concretizza anche quest’anno grazie all’Istituto Autonomo Sardo Fernando Santi, con il sostegno della Fondazione di Sardegna e della Sardegna Film Commission. Con la guida di Francesca Lixi, documentarista e regista, i dieci partecipanti entreranno in relazione con la loro Terra d’origine. Inoltre condivideranno con gli artisti ospiti visioni ed esperienze e produrranno un cortometraggio che verrà presentato al termine della residenza. Saranno invitati anche ad entrare in relazione con loro stessi grazie al progetto podcast Audio-Ritratti, ideato da Maria Genovese/Radioframmenti.
Durante la residenza saranno proiettati i documentari “Due scatole dimenticate”, un viaggio in Vietnam (2020) di Cecilia Mangini e Paolo Pisanelli (27 luglio), “Crossing the color line” (2019) di Sabrina Onana (29 luglio) e “Rosa: il canto delle sirene” (2023) di Isabella Ragonese.
I registi incontreranno i partecipanti alla residenza e il pubblico nell’ambito de I Giornalieri – chiacchiere cinematografiche: il 28 luglio “Dirigere e produrre documentari, l’esperienza di Pisanelli con Cecilia Mangini”, incontro con il regista Paolo Pisanelli e la produttrice Federica Facioni (Officine Visioni); il 29 luglio “Diversity and inclusion. Afrodiscendenza e cinema in Italia”, incontro con la regista Sabrina Onana; il 31 luglio “Il richiamo delle radici e la scelta del documentario come mezzo per comunicarlo” (2023) di Isabella Ragonese.
In attesa del Festival sono state programmate presentazioni di libri e incontri con gli autori, i curatori e gli editori, in collaborazione con le Associazioni di Bonorva. Gli incontri saranno tutti alle ore 18:30 e prevedono nei prossimi giorni le presentazioni dei libri: “Opera omnia Monsignor Raimondo Calvisi” il 22 luglio, e poi, il 26 luglio, due storie di resistenza al nazifascismo quali “La resistenza di Geppe” di Antonio Garau e “Due partigiani. Vincenzo Pes, Bruno Neri” di Francesco Mura e Salvatore Tola.
Le presentazioni continueranno anche durante tutto il periodo del festival arricchendo il programma giornaliero che dal 27 luglio al 10 agosto si intensifica con film, spettacoli, concerti, site specific, nella cornice della piccola piazza di Santa Giulia, allestita per MusaMadre con la preziosa collaborazione di Patrizia Marras che rafforza per questa edizione il sodalizio artistico con Valeria Orani aggiungendo la cura dei luoghi all’identità visiva del festival firmata da Antonio Marras sin dalla prima edizione.