Il kit antivirus c’è, ed è pure corposo: gel per le mani, salviette igienizzanti e flacone spray di amuchina, tutto messo a disposizione dei clienti. Il problema, però, è che molti di loro, da almeno una settimana, hanno deciso di marcare visita, ovviamente “per la paura del Coronavirus”. Roberto Fisichella, barista in via Garibaldi a Cagliari, osserva la strada pressochè deserta in un tardo lunedì mattina di metà marzo. Ma il weekend appena passato è stato pure peggio: “Il calo è evidente, la gente non gira perchè ha paura e questo allarme spaventa un po’ tutti, portando conseguenze negative anche per noi operatori commerciali”. Quantificate, nel caso del sessantaduenne, “in un calo degli affari sino al cinquanta per cento. Il nostro locale ha uno spazio contenuto, abbiamo solo quattro posti a sedere fuori e ci siamo organizzati per tenere a distanza i clienti” lasciando, tra un tavolo e l’altro, “oltre un metro di distanza”. Insomma, il rischio contagio, regole del Governo alla mano, dovrebbe praticamente essere inesistente. Ma vince la paura, soprattutto in questi ultimi giorni.
“Chi continua a venire qui è già organizzato, si porta dietro il disinfettante per le mani. Mi auguro”, sospira il negoziante, “che il Governo intervenga per rendere più semplice il nostro lavoro. Qui lavoriamo solo io e mia moglie” e da quando c’è l’allarme Coronavirus “abbiamo più tempo per noi, ma preferiremmo poter continuare a lavorare” ovviamente con i ritmi di due settimane fa, quando il virus era ancora ben distante dalla mente di tanti cagliaritani e sardi.









