“Signor giudice, ho sempre rispettato il processo e ascoltato tutto in silenzio. È stato detto di tutto si di me, sul mio passato e i miei problemi. Ho ascoltato tutto. Sono stato descritto come privo di controllo. Mi permetto di disturbarla con poche parole. Innanzitutto voglio dire ancora una volta che mi dispiace immensamente per l’accaduto. Non c’è giorno che non ci pensi. Non c’è notte che non mi addormento pensando a quella sera. Ogni sera penso di aver finito i rimorsi e prego, ma il giorno ne ho ancora di più”. Così scrive Yari Fa, il ventenne condannato a dieci anni e otto mesi per l’omicidio di Fabio Piga al Donegal di via Mameli a Cagliari.
“Non ho avuto il coraggio di scrivere alla famiglia di Fabio Piga. Non ce l’ho fatta. Penso sempre che delle mie scuse non saprebbero che farsene. E che sarebbe meglio il mio silenzio. Ma devono sapere che io non trovo le parole per dire loro quanto mi dispiace, che non volevo farlo che se potessi tornare indietro cancellerei per sempre quella sera, che non volevo uccidere nessuno e mi sarei tagliato la mano prima di afferrare il coltello se avessi saputo come andava a finire. Io ho colpito alla cieca, avevo paura. Avevo di fronte a me un uomo infinitamente più alto e forte, ero solo e volavo da una parte all’altra. Fare male sì, spaventare sì, ma solo per andare via e non farmi picchiare ancora. Lo giuro davanti a tutti, non volevo uccidere. Non lo ho voluto mai. Chiedo scusa a tutti. Mi dispiace”, conclude Fa.
La lettera è stata consegnata dai due legali Pierandrea Setzu e Sara Battolu al giudice. “Mi dispiace che Yari non abbia avuto la forza di leggere in aula la sua lettera, perché la famiglia di Piga e tutti i presenti avrebbero capito quanto sia davvero dispiaciuto e provato”, dice a Casteddu online Setzu. “Non c’è giorno che non pensi a quanto accaduto, è pentito e distrutto per quanto successo, non immaginava neanche un epilogo del genere né tantomeno quella sera aveva intenzione di uccidere. Quello che lui scrive, di suo pugno, è sentito e profondamente sincero”.












