Ha utilizzato una parte dei soldi di una novantenne, malata, che stava seguendo come amministratrice di sostegno, poco più di 23mila euro (9mila dei quali prelevati in contanti), per acquistare vestiti e fare ristrutturazioni nella sua abitazione, facendo figurare i bonifici con causali, false, legate a lavori a favore dell’anziana. Il giudice Giorgio Altieri, lo scorso venti aprile, ha riconosciuto colpevole la donna: eviterà il carcere ma dovrà svolgere 790 giorni di lavori di pubblica utilità, pari a 1580 ore, svolgendo volontariato alla Caritas e in una parrocchia. L’undici ottobre scorso il rinvio a giudizio e, tra le pagine del tribunale, si legge anche che la Caliendo “non solo ha ammesso i fatti contestati, ma ne ha confessati numerosi altri non emersi dalle indagini”. Daniela Caliendo, inoltre, oltre ad avere alle spalle un patteggiamento per 22 mesi per un episodio simile, è stata già sospesa dalla professione di avvocato e lavora come insegnante.
Tra i divieti elencati nella sentenza, arrivata dopo la richiesta di patteggiamento presentata dai legali della Caliendo, Gigi Porcella e Massimo Ledda, dovrà risarcire i danni e non potrà avere armi in casa, frequentare pregiudicati, dovrà restare inoltre in Sardegna, ragione per la quale le è stato tolto il passaporto. Le parti civili sono state assistite dall’avvocato Pierandrea Setzu.