Cresce ancora il numero dei detenuti stranieri nelle carceri sarde, con un nuovo record regionale e una forte incidenza anche nella casa circondariale di Uta, dove si contano 188 stranieri su 737 detenuti, pari al 25,5%. Lo segnala l’associazione Socialismo Diritti Riforme, guidata da Maria Grazia Caligaris, che esprime preoccupazione per il sovraffollamento e la carenza di personale educativo e di mediatori culturali. Secondo i dati del ministero della Giustizia aggiornati a ottobre, in Sardegna i detenuti sono 2.547 a fronte di 2.479 posti regolamentari, ma 104 posti nel carcere di Nuoro risultano non disponibili. Di questi, 746 sono stranieri (29,2%), in aumento del 20% rispetto a settembre, quando erano 620.
“La situazione di Cagliari-Uta è particolarmente critica – sottolinea Caligaris – con una presenza elevata di stranieri e un numero crescente di donne detenute, oggi 32, senza che siano migliorati i servizi interni”. L’associazione denuncia inoltre che molti trasferimenti avvengono senza che i detenuti possano portare con sé effetti personali o vestiario, costringendoli ad attendere mesi o a sostenere personalmente le spese di spedizione.
Il sovraffollamento, aggiunge Caligaris, limita fortemente le attività di reinserimento sociale e culturale: “Il sistema è sempre più chiuso e burocratizzato, con un’impostazione che rischia di trasformare la detenzione in una punizione fine a se stessa, cancellando lo spirito rieducativo previsto dalla Costituzione”. La presidente di SDR lancia infine un allarme anche per il futuro: “Con l’arrivo di detenuti al 41 bis anche a Cagliari, oltre che a Sassari e Nuoro, la Sardegna rischia di diventare un’isola di confinamento penitenziario più che un modello di recupero e legalità”.











