A Cagliari, un mese fa, senza alcun preavviso, il Centro HIV è stato spostato in meno di 48 ore dal Policlinico universitario al presidio “San Giovanni di Dio”. Da allora i pazienti devono recarsi al nuovo ambulatorio per le visite e le prescrizioni, per poi percorrere di nuovo gli otto chilometri che separano i due ospedali e ritirare i farmaci al Policlinico. Il risultato è un vero e proprio percorso a ostacoli che, oltre a complicare la vita lavorativa e familiare degli assistiti, mette a rischio l’aderenza terapeutica.
Contro questa “frammentazione dell’assistenza”, come la definiscono i diretti interessati, domani, alle 11, è stato indetto un sit-in davanti all’Ospedale Civile, organizzato da Lila Cagliari. “Sarà una protesta pacifica per sollecitare un intervento a favore di tutti i pazienti” annuncia l’associazione, che rilancia la richiesta principale: “Vogliamo doverci recare in un solo presidio. Portate i farmaci al San Giovanni di Dio. Siamo pazienti, non pedine”. Nel frattempo, la petizione online avviata pochi giorni fa contro lo smembramento del centro ha superato quota 400 firme, mentre nella casella di posta dell’unità operativa sono arrivate 178 e-mail di persone assistite, provenienti da tutta la Sardegna, ormai disorientate per essere state ignorate e trattate come pedine sullo scacchiere della sanità sarda. I promotori dell’iniziativa chiedono che la consegna della terapia avvenga nello stesso luogo in cui si effettuano le prescrizioni mediche, per tutelare sia la salute individuale sia la sanità pubblica, senza ulteriori ostacoli all’accesso ai farmaci.










