Terremoto al Lirico. Dopo il blitz della Finanza che ha sequestrato Pc e documenti nell’ambito di un’inchiesta della procura, Giuseppe Farris, membro del consiglio di indirizzo di via Sant’Alenixedda nominato dalla Regione, ha annunciato le dimissioni. Con una lettera al veleno indirizzata al sindaco, e presidente della Fondazione del Teatro, Paolo Truzzu.
Dopo avergli rimproverato le convocazioni in orario “antimeridiano, di fatto precludendo a chi, come il sottoscritto, non trae sostentamento dalla finanza pubblica e svolge l’incarico interamente pro bono l’effettiva partecipazione. Ciò in spregio ai più elementari doveri di rispetto istituzionale e nonostante in più occasioni, l’abbia invitata, anche con comunicazioni scritte a fissare le riunioni in fasce pomeridiane o serali, come vuole la consolidata tradizione del Consiglio”.
Ricorda poi che la Regione (che Farris rappresenta) garantisce con la propria sovvenzione la sopravvivenza del Teatro e sottolinea poi che il Sovrintendente continua a “omettere la formazione trimestrale della relazione artistica e la rendicontazione economica/finanziaria, impendendo l’esercizio dell’attività di consiglio…ridotto a poco più di un orpello…privato della funzione della elaborazione degli indirizzi e convocato esclusivamente per l’adozione delle deliberazioni strettamente previste per legge o statuto”
Ricorda poi la decisione (appresa solo dai mass media”) di traferire il mercato civico di San Benedetto in piazza Nazzari, “in uno spazio inaugurato appena nel giugno 2020”, riqualificato con fondi regionali, che “ospitando la rassegna estiva Classicalparco ha garantito l’operatività del Teatro anche sotto l’emergenza pandemica”.
In un ultimo delicatissimo passaggio rileva infine anche “la recente indagine aperta dalla Procura della Repubblica di Cagliari e di cui si è appreso dai mass media. Ferma la mia cultura garantista, nell’auspicare che gli indagati possano dimostrare la loro estraneità, osservo che le contestazioni mosse, almeno in parte, concernono l’applicazione di istituti di cui, in molteplici circostanze ho lamentato, unitamente al rappresentante del Ministero della Cultura, l’opacità della gestione”.













