La situazione del comparto suinicolo in Sardegna, a seguito dell’approvazione da parte del Consiglio regionale della LR 28 ha avuto una particolare attenzione da parte non solo degli attori diretti della filiera, ma da tutti i residenti dell’isola. In questi giorni non c’era luogo, bar, pizzeria, riunione fra amici, uffici, che l’argomento “porcetto” non fosse discusso. Il Centro Studi Agricoli è stato il primo a sollevare la problematica, per il tramite del suo presidente Tore Piana. Discussione che ha portato quasi tutte le forze politiche presenti in Consiglio Regionale a proporre modifiche o aggiustamenti, anche significativi.
“Venerdi 24 agosto si è riunito il gruppo tecnico del Centro studi Agricoli per un’analisi della situazione, dal direttivo è venuto fuori un dato ancora più allarmante di quello dichiarato agli inizi, sono infatti circa 11.500 le famiglie o allevatori Sardi, che con l’applicazione della LR 28 non potranno produrre il classico “porcetto”.
Il gruppo tecnico del CSA ha analizzato molto attentamente l’articolato della Legge, si è soffermato in particolare sull’art.9, ritenuto molto penalizzante al comparto, anche a seguito delle “pesanti” dichiarazioni pubbliche rilasciate dal Direttore Generale dell’Assessorato All’Agricoltura Dott. Sebastiano Piredda, sull’argomento della razza suino Sarda e della necessità di favorire gli incroci con interventi pubblici regionali. Affermazioni ritenute politicamente, molto gravi, da parte di un dirigente regionale della Regione Sarda. L’articolo 9 è da sostituire anch’esso immediatamente. Il resto della Legge Regionale come precedentemente affermato, continua Tore Piana, è da ritenersi utile e innovative, anche in virtù del debellamento definitivo della PSA, Peste Suina Africana”.











