Agli inizi del 1949, Cagliari cercava faticosamente di rimarginare le dure ferite della guerra. Il consiglio comunale discuteva il piano di costruzione di case popolari ed il pericolo di crisi minacciava la giunta presieduta dall’avvocato Crespellani osteggiato dalla opposizione che non gradiva i criteri di assegnazione degli alloggi.
I generi alimentari erano razionati e prelevabili solo su prenotazione e dietro esibizione della tessera annonaria, il lavoro mancava completamente ed era iniziata l’emigrazione di massa per avere almeno la speranza in un futuro migliore.
Molte famiglie erano accampate negli anfratti del’anfiteatro, altre addirittura passavano la notte nelle cavità della necropoli di Tuvixeddu.
Cagliari aveva fame di case da distribuire ai senzatetto e si disegnava con molti errori la città del futuro scegliendo come direzione di espansione edilizia sulla carta la piazza Giovanni XXIII, via della Pineta, Piazza San Michele. In quel periodo grande era l’emigrazione di intere famiglie che andavano nel nord Italia per cercare il lavoro e la dignità che erano negati a Cagliari come in tutta la Sardegna
In questo contesto, per spronare l’asfittica economia isolana , la Camera di Commercio decise di organizzare, dal 22 Gennaio al 6 Febbraio di quel 1949, la prima Fiera Campionaria della Sardegna, che venne pubblicizzata il 5 Gennaio sull’Unione Sarda.
La sede prescelta per la rassegna era la passeggiata coperta e l’area all’aperto adiacente, posta all’inizio del viale Regina Elena, dove era prevista la costruzione, con tubi d’acciaio, di un’ampia arcata dall’altezza di sette metri che doveva costituire l’ingresso monumentale.
Gli stands, creati per l’occasione, dovevano essere dislocati nella zona all’aperto opportunamente protetta e dentro la passeggiata dove, in un apposito spazio, erano anche previste delle feste mondane, rassegne, concerti, incontri culturali e artistici.
Il sei Gennaio, sempre sull‘Unione Sarda, fu pubblicata una comunicazione dal significato campanilistico:“L’UNICA, LA VERA, LA SOLA FIERA CAMPIONARIA DI SARDEGNA, AD IGLESIAS AD OTTOBRE ”.
A questo comunicato seguì una polemica, da parte del comitato organizzatore iglesiente, contro le autorità che avevano rilasciato la concessione alla nascente fiera cagliaritana creando un dualismo che avrebbe danneggiato, non solo gli espositori, ma la debole economia locale.
Nonostante le dispute, i preparativi per l’allestimento della fiera, continuarono sotto la guida di una squadra tecnica guidata dal sig. Lobefaro che coordinava i lavori facendo in modo che, come dichiarò la direzione, “ Non venissero pregiudicate le esigenze artistiche, a cui non si poteva derogare, data la impostazione estetica della rassegna ”.
Le adesioni arrivarono numerose e non solo dalla Sardegna e gli spazi a disposizione furono tutti occupati.
Alle 16,30 del 22 Gennaio, l’Alto Commissario per la Sardegna, gen. Pinna, tagliò il tradizionale nastro tricolore al quale seguì uno squillo di trombe, un suono di sirene e l’esecuzione dell’inno nazionale.
L’afflusso dei visitatori iniziò massiccio anche grazie a speciali tariffe ferroviarie e alle comitive di studenti che usufruivano di sconti particolari, dopo quattro giorni si registravano 16 mila persone e cento milioni di volume di affari.
Uno sciopero generale, scoppiato improvvisamente, fece mancare l’energia elettrica per alcuni giorni ed il comitato organizzatore decise di prorogare la chiusura della fiera al 13 Febbraio.
Il giorno prima della conclusione della rassegna, Antonio Segni ministro dell’agricoltura, visitò l’esposizione dichiarando: “Mi ha fatto piacere apprendere che molte macchine agricole sono state acquistate dai nostri agricoltori i quali, se hanno mezzi tecnici moderni, non sono secondi a nessuno”.











