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di Mario Puddu-sindaco di Assemini
Un paio di pensierini a proposito dell’allerta meteo.Come forse si è evinto dalla mia ultima comunicazione in relazione all’ordinanza di chiusura delle scuole, sento la necessità di fornire alcuni chiarimenti e di mettere anche un punto in questa vicenda che sta assumendo contorni grotteschi.
Penso conosciate tutti la mia attenzione − che credo sia, o dovrebbe essere, normale per tutti i sindaci − riguardo agli avvisi di allarme meteorologico. Tralasciando l’allerta ordinaria, non manco mai di avvisare i miei concittadini nei casi di allerta moderata ed elevata perché la loro sicurezza è per me un pensiero costante e fondamentale, perciò mai e poi mai mi sognerei di sottovalutarne rischi e pericoli.
E aggiungo che le responsabilità di un sindaco − nei casi di allerta, ma non solo − riguardano tutto il territorio comunale, quindi non soltanto l’interno degli edifici scolastici.
Per una maggior sicurezza dei propri cittadini, in casi eccezionali un sindaco può pensare anche alla chiusura delle scuole, ma non solo: la chiusura potrebbe interessare anche altri edifici comunali, strade o luoghi pubblici in genere.
Mi sembra evidente che la chiusura si stia verificando soltanto per le scuole, tuttavia, per sgombrare il campo da un’errata convinzione, la loro chiusura non è obbligatoria o conseguenza scontata di un’allerta per criticità elevata! È solamente una possibilità che il sindaco o altre autorità competenti possono attuare per una sicurezza più scrupolosa.
L’avviso di allerta, quando viene emesso, viene dato per TUTTE le attività della vita quotidiana. A parte che − allerta o non allerta − la prudenza e l’attenzione non dovrebbero mai mancare, mi sembra evidente che in questi casi sia doveroso averne ancora di più.
Come molti sapranno, oggi c’è stata l’ordinanza di chiusura delle scuole, eppure è curioso che nessuno abbia chiesto il divieto per tante altre attività quotidiane che ipoteticamente potrebbero essere molto più pericolose di quanto sarebbe portare i bimbi a scuola. Ad esempio, andare alle poste, al supermercato, in palestra e così via.
È evidente e ovvio che ciò che occorre è il famigerato buonsenso.
Per assurdo, nella giornata di ieri, in cui davvero a tarda mattina c’è stato un momento critico, le scuole erano aperte (infatti fino alla prima mattina di ieri l’allerta era arancione). A parte il fatto che l’avviso di allerta era stato già diramato la sera prima (ma non un “codice rosso”, che comincia a farci pensare alla chiusura delle scuole), e quindi un primo invito alla prudenza era stato dato, mi pare ovvio che da quel momento in poi ciò che occorre deve essere il buonsenso.
Quale preside o docente, se proprio nell’orario di uscita piove a dirotto o in modo preoccupante, fa uscire i bambini da scuola? Mi pare abbastanza ovvio che questo debba avvenire una volta che la pioggia diminuisce di intensità o cessa completamente, eppure − nel caso in questione − da quel momento il codice è diventato rosso fino alla mezzanotte dell’indomani. Curioso tra l’altro che sia diventato rosso in contemporanea con l’evento stesso: cioè non ti sto avvisando che fra un tot di ore diventa rosso, lo è già! In quel momento alcuni miei colleghi sindaci, a quasi 24 ore dall’apertura delle scuole, ne hanno predisposto l’ordinanza di chiusura!
Non avrò mai da obiettare con un collega sindaco che compie un gesto con l’intenzione di mettere al primo posto la sicurezza dei cittadini, mai, e non lo farò neppure in questo caso.
E non mi permetto neppure di avere da ridire nei confronti di chi emette i bollettini di allerta: sono convinto che ognuno si assuma con dovere e serietà le proprie responsabilità perché la prudenza non è mai troppa; per usare una felice espressione sarda, a me cara, direi “mellus a timi che a provai”.
Però, se si esagera anche nel temere, poi non capisci più quando è davvero opportuno farlo.
Vi confesso che ieri ho tardato a emettere l’ordinanza − dell’hinterland sono stato l’ultimo a farlo, assieme al mio collega di Elmas − perché francamente, dopo essere stato in contatto continuo col servizio meteorologico di Decimomannu, non ritenevo che le previsioni fossero così preoccupanti da far chiudere le scuole, o quantomeno ritenevo più giusto fare come hanno fatto le mie colleghe di Pula e Villa San Pietro: aspettare la notte ed emettere, eventualmente, l’ordinanza l’indomani mattina.
Ordinanza che, come pensavamo, non è arrivata: infatti oggi a Villa San Pietro e Pula i bambini sono regolarmente e tranquillamente a scuola, mentre ad Assemini no.
Il motivo per cui non ho preso la stessa decisione ovviamente non è riconducibile alle decine di mail dei bambini che teneramente mi chiedevano di non andare a scuola l’indomani!
Il motivo è legato al fatto che, una volta che a Cagliari e tutti i paesi vicini chiudono, mi pare evidente che non ha molto senso rimanere mosche bianche e per giunta con quella spiacevole sensazione di non essere stati sufficientemente prudenti come gli altri.
Poi sono state fatte anche altre considerazioni legate a un numero di abitanti superiore, quindi un maggior numero di scuole, studenti e docenti che fino all’ultimo non sanno cosa fare.
Ovviamente coi colleghi sindaci ci siamo imposti di incontrarci quanto prima. E queste mie e altre riflessioni le condividerò assieme a loro, ma anche loro sono del mio stesso avviso.
Per finire vorrei chiarire, e anticiparvi, che in una situazione simile a quella di ieri e oggi la prossima volta mi comporterò esattamente come si è fatto a Pula e Villa San Pietro, perché di questo passo rischiamo davvero di andare a scuola 15 giorni su 30!
E vorrei ribadire che non si tratta di minor prudenza, non si scherza su queste cose e non si sottovalutano.
Però se si continua come si è fatto ieri e oggi, ma anche qualche giorno fa, rischiamo davvero di sottovalutare il giorno in cui arriva davvero un’allerta con criticità elevata.
Occorre buonsenso, ecco cosa occorre.
Scusate se mi sono dilungato, ma sentivo la necessità di condividere questi miei pensieri con voi.