Da lunedì 1° settembre scatterà lo stop: restano ancora due giorni per mettersi in regola, sostituire i prodotti e smaltire le scorte. Un cambiamento che ha gettato nel caos migliaia di estetiste sarde, costrette a controllare boccetta per boccetta e a fare i conti con perdite per migliaia di euro. Ma la beffa, è che a rimetterci sono solo le attività regolari, mentre chi lavora abusivamente, con tutta probabilità, continuerà a utilizzare i prodotti vietati senza rischiare multe né controlli. “Ho dovuto selezionare da buttare 90 colori di smalti, tanti dei quali acquistati solo poche settimane fa. Non posso permettermi di ricomprarli subito, dovrò farlo poco alla volta e intanto le clienti avranno meno scelta”, racconta un’onicotecnica cagliaritana. E ancora: “Siamo state fregate dalle aziende, loro già sapevano. Hanno fatto fuori tutte le scorte rifilandole a noi. Ci ritroviamo a buttare 2.000/3.000 euro di prodotti che non servono a niente”. Il divieto riguarda due sostanze molto diffuse nei gel e negli smalti semipermanenti: il Trimethylbenzoyl Diphenylphosphine Oxide (TPO) e il Dimethyltolylamine (DMTA), classificate dall’Unione Europea come sospette tossiche per la riproduzione. Una volta scattato il divieto, ciò che fino al 31 agosto era legale non potrà più essere né venduto né usato. Le operatrici contestano però i tempi e la gestione della transizione: le aziende produttrici erano informate già dal 2024 ma hanno continuato a immettere sul mercato le vecchie linee fino all’ultimo giorno, senza indicare chiaramente quali fossero “TPO free”.
Risultato: ora i centri estetici si ritrovano scaffali pieni di boccette inutilizzabili, mentre gli abusivi possono continuare indisturbati. “Oltre il danno la beffa, se in un centro regolare dovessero trovare anche una sola boccetta non conforme, la multa è salatissima. In casa, invece, nessun controllo e nessuna perdita economica”. E c’è un rischio in più: molte clienti potrebbero preferire proprio gli abusivi, che non solo fanno prezzi più bassi, ma hanno ancora a disposizione una gamma di colori molto più ampia rispetto ai centri estetici che, nell’immediato, non riusciranno a rifornirsi adeguatamente. Molte professioniste hanno scoperto la novità solo dai social e non certo dai fornitori. In altri Paesi, raccontano, la transizione è stata accompagnata da controlli e comunicazioni preventive, mentre in Italia l’informazione è arrivata all’ultimo momento. Così, nelle palette di colori di tanti centri estetici di Cagliari e dell’hinterland, oggi restano solo metà delle tonalità: clienti insoddisfatte, attività in perdita e la sensazione amara che, ancora una volta, chi lavora onestamente finisca per pagare anche al posto degli altri.










