Renato Soru non ha nessuna intenzione di fare da gregario. Il ruolo di portatore d’acqua lo lascia volentieri a qualcun altro. Lui, dopo 14 anni dalla sconfitta contro Cappellacci a febbraio del 2009, è pronto alla rivalsa, a scendere di nuovo in campo per riprendersi la presidenza della Regione. E, per questo, invoca le primarie e dice che sì, lui si presenterà, e che anzi bisogna fare in fretta e decidere subito il candidato perché i sardi devono sapere e devono capire e poter scegliere. Una decisione che agita, e non poco, il centrosinistra: la coalizione, in realtà, è ancora tutta da inventare e rodare e soprattutto far funzionare. Intanto, però, dopo l’esordio tutti insieme appassionatamente il 7 luglio scorso a Molentargius, una vita fa, tutto tace, nonostante la fuga in avanti di Alessandra Todde, ormai lanciata alla corsa per la presidenza, e nonostante le buone intenzioni di procedere tutti insieme, allineandosi su scelte programmatiche e visioni comuni.
A parte ripetere il solito stucchevole ritornello “Prima i programmi poi il candidato”, il centrosinistra non ha fatto nessun passo avanti. L’autocandidatura di Soru, confermata oggi alla Nuova Sardegna, ha però agitato non poco i partiti, che avevano altri piani rispetto al ritorno di un candidato decisamente ingombrante e affatto gestibile.
Todde da una parte e Soru dall’altra rendono dunque accidentato il percorso della coalizione che, inevitabilmente, dovrà fare i conti con neonate o resuscitate ambizioni di comando.










