Sinnai, Aldo Lobina respinge le gravi accuse: “Non c’è nulla di vile, personale o violento in quell’espressione. Si tratta di un’ironia amara, che critica una scelta comunicativa pubblica, non una persona”. La frase della discordia, “Perché dal Bastione non si lancia”, è al centro di un intervento da parte del consigliere di minoranza che ha formalmente scritto oggi alla sindaca Barbara Pusceddu e alla maggioranza: “Una comunicazione urgente in merito al comunicato diffuso in data 14 giugno 2025 dalla coalizione di maggioranza Un’Altra Sinnai, nel quale si sostiene una presunta “difesa” della Sindaca da continui attacchi — definiti vili, personali e ingiustificati — che si sarebbero verificati “da 11 mesi”, anche durante le sedute del Consiglio Comunale.
Nel comunicato si cita una frase, ironicamente formulata da un cittadino e pubblicata sulla nostra pagina Facebook, che viene attribuita in modo scorretto e diffamatorio al sottoscritto. Da questa forzatura prende forma una narrazione vittimistica e distorsiva, volta a dipingere l’opposizione come portatrice di “odio” e sistematicamente responsabile di comportamenti aggressivi, dentro e fuori dall’Aula.
Una simile affermazione è gravissima, perché: accusa in modo generico e indiscriminato l’intera opposizione di tenere da quasi un anno una condotta lesiva della dignità dell’Istituzione; confonde il dissenso politico con l’attacco personale, riducendo il confronto democratico a pretesto per delegittimare le voci critiche;
lede la mia reputazione personale e politica, attribuendomi comportamenti “carichi di insulti” mai verificatisi, mai verbalizzati, né tantomeno sanzionati;
sovrappone arbitrariamente il ruolo istituzionale alla sfera personale, con l’intento di censurare il confronto politico.
Il comunicato dichiara:
“Da 11 mesi (…) siamo costretti ad assistere a interventi carichi di insulti, insinuazioni e attacchi personali rivolti alla Sindaca, alla Giunta e ai consiglieri di maggioranza, del tutto indecorosi (…) per la maggior parte riguardanti fatti personali per nulla inerenti con l’attività politica e amministrativa.”
Un’accusa pomposa e generica, priva di qualsiasi riferimento concreto. Dove sono le prove? Dove i verbali, le registrazioni, le dichiarazioni ufficiali che confermerebbero questa versione dei fatti?
Vorrei sapere: È forse un attacco personale chiedere copia delle bolle di trasporto dell’acqua per i siti della riforestazione? È “odio” presentare mozioni sul verde pubblico o proporre sopralluoghi per verificare la pulizia delle strade? È “violenza verbale” analizzare criticamente la documentazione sul progetto dei parcheggi a Solanas? È “denigrazione” chiedere trasparenza sull’operato della partecipata Polisolidale, affinché siano rispettate le regole e i diritti delle persone più fragili?
Non si combattono le idee con altre idee, ma si tenta di criminalizzare il lavoro consiliare, screditando chi fa opposizione in modo documentato e propositivo. Ci si chiede: è questa una strategia per distogliere l’attenzione dai problemi reali, perché non si è in grado — o non si vuole — rispondere con chiarezza e nel merito?
Chiedo, anzi esigo, che si indichi con esattezza ai cittadini — nero su bianco — quali parole o atteggiamenti sarebbero stati usati dal sottoscritto per offendere, denigrare o incitare all’odio. Fino a prova contraria, ogni mia iniziativa politica è stata pubblica, trasparente e fondata su elementi oggettivi, accessibili a tutti attraverso i nostri canali ufficiali.
Anche sulla frase contestata — “Perché dal Bastione non si lancia.” — (che peraltro si conclude con un punto fermo, e non un punto interrogativo) è doveroso fare chiarezza.
Il verbo “lanciare” è usato in senso metaforico — come “presentare”, “promuovere” — e non certo in modo fisico o minaccioso. Il Bastione, in questo contesto, diventa simbolo di un palcoscenico istituzionale.
Chi ha voluto interpretarla in modo letterale (peraltro attribuendole una punteggiatura, e quindi un’intonazione, non sua) ha forzato il senso del commento. Si tratta di una critica sarcastica verso la decisione di presentare una figura istituzionale in un ruolo — quello di esperta geopolitica — ritenuto inadeguato dall’autore del commento. Il “lanciare” è un’immagine paradossale, non un’aggressione.
Se questa ironia viene etichettata come odio, allora davvero si è perso il senso della distinzione tra critica e violenza. Chi finge di non capirlo non pecca di sensibilità, ma di disonestà intellettuale.
Se la critica politica viene equiparata all’odio, allora dovremmo: bandire la satira, vietare l’ironia, condannare ogni forma di dissenso non allineata.
E questo è pericoloso.
La libertà di espressione — anche nei lavori consiliari — include il diritto a dissentire, a denunciare storture, a usare toni fermi o paradossali. Nessuno ha mai usato espressioni incitanti alla violenza.
È piuttosto il continuo abuso del termine “odio” nel comunicato della coalizione di maggioranza a banalizzarne il significato, ridicolizzando chi davvero, nella nostra società, subisce minacce e discriminazioni.
Siamo di fronte non a una legittima difesa istituzionale, ma a un tentativo deliberato di delegittimare l’opposizione e creare un clima di intimidazione politica.
Per questo motivo, chiedo che il Consiglio Comunale prenda atto della gravità politica e istituzionale di quanto accaduto e apra un confronto serio e pubblico sulle regole del rispetto reciproco, sulla correttezza della comunicazione politica e sui confini invalicabili tra tutela della persona e censura del dissenso democratico.
Per quanto mi riguarda, continuerò a svolgere il mio ruolo con rispetto verso le istituzioni, ma con libertà, autonomia e spirito critico, nel pieno rispetto del mandato ricevuto dai cittadini” spiega Aldo Lobina.












