Cep, il quartiere che rinasce, o perlomeno ci prova. Anche se rimane l’emergenza disoccupazione e il blocco del ricambio generazionale. Ma diminuiscono in modo esponenziale i casi di delinquenza e spaccio di sostanze stupefacenti. Un barlume di speranza per il rione cagliaritano che negli ultimi quarant’anni ha visto morire altrettanti giovani, 40 vite spezzate dalla droga. Una situazione vissuta e raccontata da Mario Mura, per tutti il signor Mario, classe 1944 e che da quarantatré anni gestisce il suo distributore di benzina in via Flavio Gioia. Un punto di riferimento per tutti gli abitanti del quartiere.
“I tempi sono cambiati – racconta signor Mario – e anche lo stile di vita. Il quartiere in questi anni è mutato tantissimo perché i giovani sono morti: sarà un’espressione dura ma è vero, troppi ragazzi sono morti qui a causa della droga”. In tutto sono quaranta i giovani che negli ultimi quarantatré anni hanno perso la vita. Fino agli anni ’80 il Cep era un rione tranquillo, che viveva nella semplicità e legalità. Poi l’arrivo della droga e della delinquenza ha sconvolto tutto. “Intorno al 1980 il quartiere ha cominciato a degradare in maniera spaventosa – continua signor Mario – e le cause principali sono state la mancanza di educazione ma soprattutto di lavoro: il lavoro educa e distoglie dalla noia. Per molti giovani è mancato il fatto di essere inseriti in strutture con orari e responsabilità, con datori di lavoro capaci di educarli. Per molti anni ho cercato di aiutare molti giovani, e l’ho fatto per vocazione personale, perché me lo sentivo dentro. Mi sono dedicato agli ultimi, ai sofferenti, quelli che avevano una vita disordinata tra violenza e tossicodipendenza. Ho provato a distoglierli dalla droga standogli vicino e ascoltandoli: in alcuni casi sono riuscito a portarli in comunità dove molti sono cresciuti e hanno intrapreso strade diverse, altri purtroppo ci sono ricascati. E troppi hanno perso la vita: li porto tutti nel cuore”.
Ora la piaga della tossicodipendenza sembra essere un lontano ricordo, anche se il quartiere continua a vivere il dramma della disoccupazione e la pressoché assenza di nascite. “La situazione è sicuramente migliorata – aggiunge signor Mario – c’è un piccolo barlume di speranza anche se il quartiere è diventato praticamente un dormitorio: ci sono molti anziani e pochissimi giovani, e la maggior parte senza lavoro”.











