“E’ veramente paradossale e sconfortante l’operato della RAS riguardo alla razionalizzazione della rete scolastica della Sardegna”. Parole dei genitori ed operatori della scuola Manno-Cima-Conservatorio, dopo la decisione della Regione di eliminare 22 scuole elementari, 7 medie e 29 pluriclassi. Un provvedimento che ha sollevato un polverone nei giorni scorsi anche nell’ambiente politico.
“Ci sentiamo ancora una volta beffati dai nostri amministratori – si legge nel comunicato del comitato – Dopo aver vinto il ricorso contro la delibera che decretava lo smembramento della nostra scuola, ci eravamo illusi che l’interessamento mostrato dal presidente Pigliaru in campagna elettorale, rispetto alla salvaguardia delle scuole storiche di Cagliari potesse essere una garanzia. Invece con l’ultimo provvedimento si ritorna alla situazione di neanche due anni fa: la scuola “Manno-Cima-Conservatorio” è stata soppressa e i suoi plessi accorpati ad altre istituzioni, di cui solo due, essendo istituti comprensivi, rispondono alle linee guida stabilite dalla RAS, ma superano il limite massimo di 900 alunni. La richiesta dei genitori di tenere uniti i tre plessi della nostra scuola, pur verticalizzandola, non è stata accolta.
Futuro assetto scolastico a Cagliari. “Sembra lampante – continuano i genitori – la volontà di non voler turbare la “pace” di alcune scuole evidentemente “intoccabili”, per le quali probabilmente sono stati osservati “altri criteri”, non espressi sulle linee guida del piano di dimensionamento scolastico. Inoltre, anche stavolta, il piano di dimensionamento scolastico viene deliberato, con assoluto dispregio e noncuranza della tempistica e delle esigenze organizzative, in un periodo assai delicato nella vita di tante famiglie e delle stesse scuole, quello delle nuove iscrizioni. Mentre gli allievi delle seconde e terze classi rischiano di perdere i loro insegnanti a causa delle operazioni di ridefinizione degli organici del personale docente(la recente esperienza conferma il grande caos conseguente), chi ha scelto una determinata scuola, perché desidera che il proprio figlio possa usufruire di una certa offerta formativa, rischia che questa non gli sarà garantita. Ma che senso ha insegnare i valori di giustizia, di equità, di educazione alla rappresentanza e cittadinanza attiva, alla democrazia partecipativa nelle scuole dei nostri figli? Vuote parole di fronte al prevalere sempre di logiche numeriche ed economie da ragionieri”.