Viaggiavano gratis sulle navi Tirrenia grazie a una carta “gold”, in cambio di favori o della promessa di chiudere un occhio su irregolarità. Quaranta persone, tra cui magistrati, ufficiali delle forze armate e funzionari di prefettura, sono ora indagate per corruzione nell’ambito di un nuovo filone dell’inchiesta aperta dalla Procura di Genova sulla Tirrenia-Compagnia Italiana di Navigazione.
L’accusa è quella di corruzione per l’esercizio della funzione, reato previsto dall’articolo 318 del codice penale. Secondo gli inquirenti, alcuni pubblici ufficiali avrebbero accettato vantaggi personali — come biglietti gratuiti per viaggi verso Sardegna e Sicilia — in cambio di comportamenti favorevoli alla compagnia marittima o di omesse segnalazioni su eventuali irregolarità.
Tra gli indagati compaiono anche due magistrati, per i quali gli atti sono stati trasmessi alla Procura di Torino per competenza territoriale. Le indagini, condotte dal nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza insieme alla Guardia Costiera, hanno fatto emergere un quadro di relazioni opache tra la compagnia di navigazione e rappresentanti dello Stato.
Il nuovo filone si affianca a un’inchiesta parallela per frode nelle pubbliche forniture, già sfociata nel sequestro di tre traghetti e beni per un valore complessivo di 64 milioni di euro. In quel caso, l’attenzione della magistratura si era concentrata sui fondi erogati dal Ministero dei Trasporti alla Tirrenia per i collegamenti in regime di continuità territoriale, in particolare sulla tratta Genova–Porto Torres. Le navi utilizzate, secondo la Procura, non sarebbero state conformi agli standard ambientali richiesti.
Per mercoledì sono fissati gli interrogatori di tredici persone davanti al giudice per le indagini preliminari. Il pubblico ministero Walter Cotugno ha già chiesto due arresti domiciliari e undici interdizioni dai pubblici uffici. Le ipotesi di reato vanno dal falso alla corruzione, passando per l’abuso d’ufficio.
Un’indagine destinata ad allargarsi, che punta a far luce su un possibile sistema di scambi di favore all’interno del settore dei trasporti marittimi, con pesanti ricadute istituzionali.












