Comunicato ufficiale dell’azienda Sardegna Uno sulla vertenza in aotto con giornalisti e dipendenti, a firma degli editori: “Ancora una volta spiace constatare che gli obiettivi della vertenza di una parte dei lavoratori di Sardegna Uno mirino al tentativo di distruzione dell’azienda e della sua proprietà. Perseverano a darne prova le dichiarazioni pubbliche ed a mezzo stampa di alcuni lavoratori e, cosa che ci pare ancora più grave, le note ufficiali dell’Associazione della Stampa Sarda riportanti notizie false, nonché imbarazzanti tentativi di intimidazione verso lavoratori che liberamente usufruiscono del diritto di non scioperare. “Licenziamenti immotivati”, si legge nel comunicato, pur nella piena consapevolezza di chi scrive, in merito alla reale situazione di grave crisi che l’emittente attraversa ormai da qualche anno. Crisi che ha visto già nel dicembre del 2011 il licenziamento di 4 giornalisti, successivamente reinseriti a seguito del ricorso ad un contratto di solidarietà difensiva, che ha ridotto l’intero personale del 33% e che purtroppo, nonostante la proroga del provvedimento per una ulteriore annualità, non ha consentito alla Società, per via del perdurare della grave crisi generale, di uscire dalla situazione di difficoltà. Risulta quantomeno strana l’affermazione dell’Assostampa secondo la quale, “mai nell’Editoria Sarda è stato attuato un licenziamento collettivo di queste dimensioni”, a meno che non si vogliano considerare non appartenenti al mondo dell’editoria, aziende come Tutto Quotidiano, L’Altro Giornale, Epolis, Sardegna quotidiano, Sardegna 24, Radio press, con l’ulteriore aggravante che queste Aziende siano vissute in un momento storico-economico non certo paragonabile a quello attuale. Giova inoltre ricordare all’Associazione della Stampa Sarda, che anche l’Emittente Sardegna 1, purtroppo, ha attraversato fin dalla Sua nascita e con proprietà e gestioni differenti, innumerevoli momenti di grave crisi interna, con conseguenti drastiche riduzioni di personale, sempre in epoche decisamente più floride per l’economia regionale e nazionale. La crisi dell’emittente, che l’Associazione della Stampa Sarda pretende di addebitare alla attuale proprietà, risulta purtroppo essere un elemento costante di questa Azienda fin dal suo esordio. E’ inoltre utile precisare che l’attuale proprietà non ha proprio avuto modo di disporre un proprio nuovo sistema di gestione, in quanto, a distanza di soli due mesi dal passaggio di quote, avvenuto nel periodo estivo, è cominciata la perdurante anomala posizione di lavoratori e sindacati, mai attuata nell’editoria sarda neanche in tempi recenti e non riscontrata in nessun’altra emittente televisiva regionale coinvolta dalla nota crisi del settore. A questo si aggiunga il fatto che, dall’inizio della anomala vertenza, l’Associazione della Stampa Sarda non ha mai chiesto un incontro, seppure interlocutorio, alla proprietà dell’emittente, evitando accuratamente un possibile, ancorché non dovuto, confronto su qualsiasi ipotesi di riorganizzazione futura. Ha invece profuso notevole impegno nel richiedere ingiustificate sospensioni di provvedimenti di acquisizione di materiali, assunti recentemente dalla Giunta Regionale, millantando presunti provvedimenti di blocco intrapresi dal Presidente Cappellacci, ufficialmente smentiti dall’ufficio di Gabinetto dello stesso Presidente. Ha forse l’Assostampa il potere, oltreché l’obiettivo, di impedire all’Azienda, sia attraverso questi atti che attraverso l’imponente campagna di screditamento mediatico, di acquisire risorse per far fronte agli adempimenti arretrati nei confronti dei lavoratori e non solo? Con quale fine? Sorprende inoltre il fatto che l’Associazione pretenda di imporre al giornalista Marco La Picca, di aderire, pur non condividendole, alle iniziative di sciopero indette da una parte dei lavoratori, minacciando, per quest’ultimo, il ricorso ad organi disciplinari interni. Lo sciopero risulta essere ancora , fino a prova contraria, un diritto e non un dovere, per giornalisti e per tutti i lavoratori che intendano eventualmente avvalersene, senza possibilità di obbligo alcuno. Il giornalista La Picca e tutti gli altri lavoratori di Sardegna Uno che, pur condividendo la mancata corresponsione delle mensilità arretrate hanno scelto di non aderire alle iniziative dei colleghi, proseguendo l’attività e collaborando fattivamente al recupero dei crediti aziendali, hanno esattamente lo stesso diritto degli altri di portare avanti le proprie idee, seppure lo facciano senza clamore alcuno”.













