La domanda è: quanti sardi conoscono Alessandra Todde, candidata in pectore del centrosinistra come presidente della Regione? Quanti conoscono le sue idee per lo sviluppo dell’isola, quanti riconoscerebbero il suo volto tra venti foto, quanti hanno idea del lavoro che ha fatto come vice ministro del M5S? E allora, anche se valida, come faranno a votarla alla cieca? Benissimo i volti nuovi, però andrebbero spiegati. La domanda è: quanti cagliaritani, e quanti nuoresi o sassaresi, scommetterebbero sul sorridente sindaco cagliaritano Paolo Truzzu come governatore della Sardegna? Tanti cantieri, tante proteste, e poi una promozione targata Giorgia Meloni? La domanda è: quanti sardi rivoterebbero Christian Solinas dopo il disastro di questi anni su trasporti e sanità? La domanda è: quella di Massimo Zedda a sindaco di Cagliari è una candidatura ufficiale o come ha detto lui stesso “una disponibilità alla coalizione”? E in cambio di quali accordi Zedda potrebbe fare un passo indietro (visto che le primarie non si faranno) per cedere il passo al segretario del Pd Piero Comandini, candidato naturale a Cagliari con un enorme bacino di voti? E chi candiderebbe il centrodestra a Cagliari, specie se l’avversario fosse davvero Zedda? I Progressisti fanno i conti del nuovo consiglio regionale: due seggi non sono sicuri, allora meglio puntare sul refrain di Zedda al Comune. Poi si vedrà. Comandini dice: “Zedda è una risorsa”, ma non lo candida. La domanda è: Soru sino a quando vorrà scendere in campo davvero, e questo campo largo reggerà prima e dopo, quando ci saranno da spartire eventualmente assessorati e incarichi? Sono le contraddizioni della politica sarda, mai indecisa, mai poco incisiva, come oggi. Qualcuno rimpiange persino Oppi e Mario Floris. Perchè adesso la politica è il gossip di un litigio in famiglia, con la figlia Camilla che smentisce il papà Renato Soru e lo invita a mettere da parte i personalismi. E Comandini racconta che, nella convention dei sardisti alla Fiera, sarebbero stati arrostiti 200 maialetti. Al contrario di Assemini, dove alle ultime elezioni comunali il Psd’Ax è letteralmente uscito di scena senza presentare neppure la sua lista.
Torniamo per fare un esempio alla signora Luigina di Ortacesus. Non conosce Alessandra Todde, non l’ha mai vista neanche in televisione. Di Truzzu ha sentito parlare, dice “po’ su casinu dei cantieri a Casteddu”. Solinas dice no, grazie, già dato. Zedda pure, “è una minestra riscaldata”. Comandini? Boh. Soru? Mah. Il discorso è un altro: i partiti sembrano pensare solo a se stessi, fanno riunioni “per stabilire i criteri della scelta del candidati”, non per risolvere i problemi delle bollette e dei prezzi, degli aerei e delle navi o degli ospedali. Giurano che “non ci faremo assolutamente imporre il candidato presidente da Roma”, e invece se lo fanno imporre come bamboline. Intanto il 13 luglio Sara Panarelli su Casteddu Online scrisse che Elly Schlein aveva scelto come candidata governatrice della Sardegna Alessandra Todde, e la notizia adesso è praticamente certa, gli altri ci arrivano 4 mesi dopo. Intanto un anno fa scrivemmo con certezza che Zedda voleva ricandidarsi sindaco a Cagliari, e la notizia è stata ufficializzata in settimana. Non è questo il punto: eliminate le primarie, i sardi sono nuovamente totalmente esclusi dalle scelte della politica. Schifati dalle vicende di Monte Novo e del pranzo di Sardara, assuefatti a leggere di dirigenti regionali indagati come se le indagini penali fossero acqua fresca. Per questo uno su due non va a votare. E il partito delle astensioni vincerà sicuramente le prossime elezioni regionali in Sardegna. Si vota tra qualche mese, ma il balletto della politica sarda non intriga nessuno.









