di Vanessa Usai
La prima corsa assieme è stata la mezza maratona di casa, quella del Giudicato di Oristano, nel 2016, e da allora la cordicella che unisce Andrea e Gabriele Pianu, figlio e padre non vedente di Masullas, è diventata indivisibile. Da due anni si allenano e partecipano a gare di breve e media distanza in tutta la Sardegna, e anche nel resto d’Italia, con un grande sogno nel cassetto: correre l’iconica maratona di New York.
A desiderare di ripercorrere le strade della Grande Mela è soprattutto papà Gabriele, – 60 anni e non vedente da 30 a seguito di un incidente sul lavoro – che la maratona più leggendaria l’ha corsa nel 2011. In quell’occasione, a guidarlo, fu l’amico Mariano Littera, e ora gli piacerebbe rivivere quell’avventura straordinaria con il figlio Andrea, suo secondogenito di 33 anni e ora anche compagno di corsa. “Correre con mio figlio è un’emozione indescrivibile, mi commuovo solo a parlarne”, racconta Gabriele, la cui passione per la corsa risale alla giovinezza, riscoperta poi nel 2004: “Da allora ho corso con tanti partner con cui ho fatto esperienze straordinarie, come la maratona di Roma, o quella di Firenze, e naturalmente New York, ma dal 2016 corro con Andrea e ormai siamo inseparabili”.
Tutto è cominciato per caso, quando Gabriele si è ritrovato sprovvisto del suo compagno abituale. Andrea in quel periodo stava iniziando a correre, e l’idea di fare da guida al padre è nata spontanea. Hanno cominciato ad allenarsi assieme nel tempo libero, e a inizio 2016 si sono iscritti alla 21 km di Oristano, la prima mezza maratona per Andrea e prima corsa ufficiale assieme. “E’ stato bellissimo – ricorda Andrea – siamo sempre stati molto uniti, ma la corsa ha rinsaldato ulteriormente il nostro rapporto”.
Padre e figlio si allenano tre volte a settimana, compatibilmente con gli orari del lavoro da centralinista alla Asl di Ales di Gabriele. Poi ci sono le gare, ed è lì che arriva la grande emozione. “Questo cordoncino che ci unisce suscita sempre un grande affetto da parte del pubblico e degli atleti che ci superano, e di conseguenza è molto commovente anche per noi, e soprattutto per papà, che nonostante non possa vedere può percepire questo grande calore”, spiega Andrea. Una sensazione che hanno vissuto assieme alla Stramilano, dove sono stati accolti con grandi ovazioni, e Gabriele ancora più amplificata a New York, dove notoriamente il pubblico è parte integrante dello spettacolo con un tifo senza paragoni. “Quando Mariano mi ha detto che stavamo passando di fronte a un gruppo con la bandiera dei quattro mori ho provato qualcosa di inspiegabile, non nascondo che mi sono scese persino le lacrime”.
In quell’occasione Gabriele trovò alcune aziende che sponsorizzarono la sua impresa oltreoceano, perché certo non è facile volare a New York con uno stipendio da centralinista. “Tornare con Andrea sarebbe un sogno, spero che un giorno riusciremo a sventolare assieme i quattro mori al traguardo nel Central Park”.












