Sant’Elia, il Bronx “che non c’è”. Le 51 famiglie di piazza Falchi: “Felici di vivere qui, ci aiutiamo a vicenda”

Tra gli alloggi popolari del complesso Del Favero – con vari cittadini che hanno rifiutato la casa lì perché “è il Bronx” – gli abitanti sono decisi e sicuri: “Il degrado? Quello delle strade e degli appartamenti è colpa delle istituzioni, qui ci conosciamo e ci aiutiamo l’uno con l’altro”.


Per le ultime notizie entra nel nostro canale Whatsapp

Bronx? “No, grazie”. Con il “no” detto in modo deciso, diretto, in alcuni casi anche impetuoso. Ma – almeno a sentire le parole dei residenti del complesso Del Favero – sincero. Dopo il rifiuto, da parte di diversi beneficiari di alloggi popolari, di andare a vivere in piazza Falchi perché “è il Bronx”, un viaggio tra i piani dei palazzoni, tra anziani seduti a prendere il sole e ammirare il golfo di Cagliari, giovani che puliscono casa e operai di Area che vanno avanti con i lavori – “a metà”, così sostiene più di un residente – il quadro finale è quello di una grande famiglia. Dove non mancano i litigi e le urla – tutto il mondo è paese – ma dove la solidarietà sembra essere il collante principale delle cinquantuno famiglie che, in alcuni casi, vivono anche da decenni in quei pochi metri quadri messi a disposizione dal Comune.

C’è Paola Graffeo, 82 anni, “e sposata da sessant’anni. Vivo qui da quaranta anni, una mano d’aiuto da parte degli altri inquilini è sempre garantita”. C’è Gabriella Paderi, da quasi un quarto di secolo residente in uno degli appartamenti tanto temuti da alcuni beneficiari di alloggio popolare, “qui siamo una grande famiglia, sono felice di vivere in piazza Falchi. L’unico degrado è quello dovuto all’abbandono delle istituzioni. tra marciapiedi rotti e fogne inesistenti”. E c’è Erika, 31 anni, una tra le poche ad aver “sfondato” per garantire un tetto a lei e alla sua figlia di appena quattro anni, “pago le bollette della luce e dell’acqua, prima dormivo in macchina. Area mi ha già mandato la lettera di sfratto, ma io da qui non me ne vado”.


In questo articolo: