Case della comunità: incontro tra l’assessore Bartolazzi e l’Alleanza per le case della comunità. La normativa più recente, sostenuta anche da fondi PNRR, ha introdotto nell’ordinamento una nuova prospettiva di tutela della salute, rappresentata dalla Casa della Comunità; un modo innovativo di servizi alla persona per recuperare decenni di progressiva distanza tra i bisogni delle persone, specie le più fragili, e il sistema dei servizi, quelli della salute in particolare.
Per parlare di questo, si è svolto ieri sera presso l’assessorato alla sanità un incontro tra l’assessore Bartolazzi e lo staff dell’assessorato alla sanità e l’Alleanza per le case della comunità.
La parte politica, e gli uffici competenti, hanno descritto l’importante lavoro che è in atto per mettere a regime una rete di case della comunità diffusa su tutto il territorio.
Case che però, nelle stesse parole degli uffici, hanno poi bisogno di “essere abitate” e dunque, affinché lo siano, ci dovrà poi essere partecipazione da parte dei cittadini.
Per queste ragioni la richiesta fatta durante l’incontro da parte dell’Alleanza, attraverso le parole di don Virginio Colmegna, portavoce dell’Alleanza e presidente dell’associazione Prima la comunità, è di lavorare per:
− una comune azione nell’ambito di uno scenario pianificatorio molto critico, nel quale sono presenti fortissime spinte per svuotare di valori e di significato la Casa della Comunità;
− un’analisi e una socializzazione delle esperienze di comunità, presenti nei diversi territori regionali, coerenti con i compiti qualificanti la Casa della Comunità, il cui ruolo va fortemente valorizzato nella declinazione del nuovo paradigma “dalla sanità alla salute”;
− un confronto serrato con le istituzioni che sul territorio sono chiamate a realizzare le Case della Comunità, a partire in primis dalle Regioni, dagli Enti Locali (ANCI) e dalle Aziende Sanitarie; tale confronto deve comprendere le scelte inerenti alle modalità di coinvolgimento e il ruolo assegnato alle risorse sociali nei territori di riferimento. Tutto ciò al fine di rafforzare la collaborazione e di coinvolgere altre esperienze sociali in questa azione orientata all’obiettivo della realizzazione, in tutti i territori, di Case della Comunità che siano realmente tali, dando valore a quanto previsto dall’32 della Costituzione e dalla legge 833/1978.
Coerente con le richieste dell’Alleanza per le case della comunità: “Si è avviato un percorso per la creazione di 55 case della comunità; a fianco alla creazione fisica di questa c’è poi da creare i contenuti e noi vogliamo stimolare la creazione di una infrastruttura sociale che avvicini i servizi ai bisogni di salute dei cittadini”
La Casa della Comunità è il luogo fisico, di prossimità e di facile individuazione al quale l’assistito può accedere per poter entrare in contatto con il sistema di assistenza sanitaria. Una struttura facilmente riconoscibile e raggiungibile dalla popolazione di riferimento, per l’accesso, l’accoglienza e l’orientamento dell’assistito.
Dovrà garantire servizi di cure primarie, assistenza domiciliare, specialistica ambulatoriale per le patologie ad elevata prevalenza (cardiologia, diabetologia, pneumologia, ecc.), punto prelievi, servizi infermieristici, sistema integrato di prenotazione collegato al CUP aziendale, integrazione con i Servizi Sociali e continuità assistenziale servizi diagnostici di base (ad esempio ecografia, ECG, spirometria, tomografia ottica computerizzata (OCT), retinografia, ecc).













