Quando la salute vacilla, la speranza è di potersi affidare al sistema sanitario pubblico. Ma c’è chi, pur avendone estremo bisogno, resta bloccato tra liste d’attesa infinite, visite specialistiche impossibili da prenotare e l’impossibilità economica di rivolgersi al privato. È il caso di una cittadina cagliaritana, che denuncia apertamente la sua odissea tra ambulatori, pronto soccorso e prenotazioni che sembrano non arrivare mai. “Ho iniziato ad avere problemi a marzo. Dopo diversi tentativi con cure prescritte dal medico di base, non vedendo miglioramenti, mi sono rivolta al pronto soccorso a Pasqua”, racconta. “Mi hanno fatto solo un prelievo e un’ecografia, e mi hanno dimessa con la prescrizione per una gastroscopia e una colonscopia”. Da allora, un limbo. La gastroscopia è stata fissata per settembre, ma per la colonscopia la situazione è ancora più drammatica: “Mi hanno detto che si può fare solo a Nuoro o Oristano, ma non c’è posto nemmeno lì”. Nel frattempo, le condizioni di salute della paziente restano critiche e l’impossibilità di accedere a controlli adeguati aggrava la situazione: “Siamo a fine giugno e non ho ancora avuto alcuna risposta concreta. Sto male e non posso permettermi di pagare le visite private”. Il suo è un grido d’allarme che riguarda migliaia di cittadini in Sardegna costretti ad attendere mesi, a volte anni, per esami fondamentali, mentre chi ha disponibilità economica può permettersi cure immediate nel privato. Un sistema che rischia di diventare sempre più inaccessibile per chi è fragile, non solo fisicamente, ma anche economicamente. La testimonianza solleva l’ennesima, drammatica domanda: ci si chiede se il diritto alla salute sia ancora garantito a tutti.










