Che si prenoti per telefono tramite Cup, centro unico di prenotazione, o di persona negli sportelli della Asl, degli ospedali e dei poliambulatori la risposta è sempre la stessa: “per una mammografia bilaterale deve attendere cinque mesi, la prima data utile è per metà marzo”. Insomma quasi metà anno in attesa di una visita al seno, che può essere collegata a un problema di salute da accertare o semplicemente di routine. Ma cinque mesi, anche in casi di non urgenza, sono comunque troppi.
Non va meglio per una visita oculistica, sei mesi di attesa, o per una Tac, che è possibile fare addirittura tra sette mesi. Tempi che potrebbero diminuire in caso di prenotazione in strutture accreditate dalla Asl, con costi sempre a carico del sistema sanitario regionale. “Di solito si trova posto prima, ma non è detto”, spiega l’operatrice al telefono. Per quanto riguarda il costo massimo della prestazione, per i non esenti, è di 46,15 euro. In Sardegna, infatti, l’assessorato alla Sanità aveva sollevato il tetto di pagamento (prima fermo a 36,15) e allo stesso tempo aveva sospeso il pagamento dei 10 euro a ricetta introdotto dalla Finanziaria 2007. Costo poi definitivamente eliminato da un successivo provvedimento nazionale. Ma spesso, visto i tempi biblici di attesa nella sanità pubblica, si ricorre ai centri privati con costi proibitivi, oppure, nella peggiore delle ipotesi, molte famiglie decidono di rinunciare alle cure.











