– Una paziente oncologica della Gallura, per una semplice prenotazione di una Tac total body di stadiazione, si è vista fissare l’appuntamento il 23 settembre a Muravera. Un dettaglio che fa la differenza: tre ore e quarantacinque minuti di viaggio, 300 chilometri di distanza, partenza alle prime luci dell’alba per arrivare in tempo alle 8. Un’odissea resa ancor più insostenibile per chi è già debilitato dalla malattia.
Se si cerca un’alternativa più vicina, il quadro si fa drammatico: Monserrato offre il primo posto libero a marzo 2026, Sassari a maggio 2026, Nuoro addirittura a ottobre 2026. Tempi incompatibili con la vita stessa dei pazienti.
La storia, raccontata sui social dall’ex presidente di Anci Sardegna Emiliano Deiana – che pochi mesi fa ha lasciato l’incarico di consulente all’assessorato all’Urbanistica della giunta Todde – fotografa il collasso della sanità isolana. “Cosa farà la mia amica? Mette mano al portafogli e andrà in un centro privato. Perché è una visita che non può essere rimandata e la vita della mamma vale molto di più del tempo, dello spazio, della geografia, delle strade frantumate, di dieci pizze con le amiche, di un regalo alle nipoti, di un viaggio per sé. Chi invece non può permetterselo smette di fare la ricerca sul Cup e muore”, denuncia Deiana.
Le promesse di rilancio della presidente Alessandra Todde e del leader M5S Giuseppe Conte, che sulla sanità hanno basato la gran parte della campagna elettorale promettendo svolte immediate, si stanno così rivelando un tipico flop a 5 Stelle. Tra ospedali desertificati, attese infinite e viaggi massacranti, la sanità pubblica sarda continua a essere un incubo quotidiano per i cittadini.













