di Alessandro Mascia
La notte brilla di auto incendiate. Lampeggiano fiamme e pompieri in corsa. Dolo o caso restituiscono un’immagine da terra dei fuochi. Solo chi subisce può aiutare a decodificare l’avvertimento sepolto dalle ceneri. Il sindaco di Pula, per esempio, gli ospiti dell’hotel di Selargius o il pizzaiolo di Assemini. Quest’ultimo ha pagato il prezzo più alto: automobile e furgone, doppietta infame. Dai forni de “I 4 venti” il gestore ha gridato la sua indignazione per la vigliaccata. Tracciando nettamente il perimetro del delitto ha puntato il dito inequivocabilmente contro la categoria locale: “Impegnatevi nel vostro lavoro come vi impegnate nel bruciare le macchine. Vedrete che invece di perdere clienti ne avrete di più. Non ho rubato niente, non ho mai fatto offerte e non ho mai abbassato la qualità. Se voi non lavorate non è colpa mia, ma per la vostra inesperienza”. Dichiarazioni destinate a innescare polemiche e a infiammare qualche coda di paglia.
Di fatto, chi invia avvertimenti a mezzo fuoco, è vittima della propria meschinità, ma è anche ricercato dai carabinieri per un dovuto “ritorno di fiamma”.












