L’ex camping Tamarix potrebbe essersi trasformato in una seria bomba ecologica sul mare. Il report dei vigili del fuoco, intervenuti per domare il rogo di due settimane fa, è molto chiaro: sono stati trovati resti di plastica, vetroresina, pneumatici, pannelli fotovoltaici e numerose bottiglie di Gpl. L’incendio ha inoltre reso pericolanti e instabili molte tettoie e casette in legno e in ferro. E arriva l’ordinanza del sindaco Milia: i proprietari del Tamarix dovranno, a loro spese, fare una prima bonifica appoggiandosi ad aziende specializzate e far verificare, sempre da esperti, se il livello dell’inquinamento sia tale da rendere obbligatore, per legge, le operazioni di bonifica. E anche in questo caso, gli stessi proprietari dovranno stilare un piano, presentarlo al Comune e alla Città Metropolitana e, dopo l’approvazione, pagare di tasca loro le operazioni.
“È necessario mettere in atto le misure di prevenzione previste dalla legge”, spiega il dirigente comunale dell’Ambiente, Pierpaolo Fois, “sono stati i pompieri a mettere in allerta il Comune, comunicandoci che alcuni materiali presenti sono inquinanti e che i residui della combustione possono avere inquinato l’area. Chi gestisce il Tamarix dovrà metterlo in sicurezza, cercando di evitare che possano sollevarsi polveri e svolgere una caratterizzazione del tipo di inquinamento, finalizzata a stabilire la concentrazione di sostanze contaminanti presenti per capire se possano inquinare l’aria, il suolo o l’acqua. Se i parametri saranno superati, dovranno bonificare l’area sostenendo tutti i costi”. E il tempo a disposizione, visto il rischio di una bomba ecologica, non è lungo: “Devono intervenire subito”.











