Cumuli di rifiuti lasciati agli angoli delle vie centrali, carenza cronica di bagni pubblici e locali costretti a diventare “toilette gratuite” per i visitatori. Non è soltanto il giudizio dei turisti, spesso esterrefatti, ma anche lo sfogo di tanti ristoratori che vivono ogni giorno le difficoltà di un centro storico che fatica a reggere la pressione della stagione estiva. L’ennesima cartolina stonata è arrivata ieri sera, in pieno sabato di agosto, quando Piazza Yenne è piombata di nuovo nel buio. Luci spente, ristoranti nel caos e centinaia di persone, tra cagliaritani e turisti, lasciate perplesse davanti all’ennesimo blackout. All’improvviso la centralissima piazza è stata ridotta a un deserto illuminato solo dai cellulari. Una situazione che i ristoratori non esitano a definire paralizzante. Non sono servite le denunce dei giorni scorsi di Confcommercio né l’intervento del centrodestra in Consiglio comunale, che aveva chiesto alla Giunta Zedda di affrontare con urgenza il problema. I guasti, però, continuano a ripetersi, trasformando la movida del cuore di Cagliari in uno scenario a singhiozzo, tra luci che saltano e clienti infuriati. Il paradosso è evidente: da un lato la città che si propone come meta turistica internazionale, dall’altro l’immagine di un centro storico fragile e poco curato, con i rifiuti che si accumulano, i bagni pubblici che scarseggiano e le serate di punta rovinate dai blackout. E mentre i ristoratori si dichiarano disperati, cresce il malcontento di chi vorrebbe un centro accogliente e all’altezza del suo potenziale. Per ora, l’idea di una Cagliari capitale del turismo resta lontana, schiacciata tra disservizi quotidiani e promesse che faticano sempre di più a diventare realtà.












