L’ordine alfabetico rispettato e l’attesa, in alcuni casi lunga anche ore, prima di essere ricevuti. Il reddito di cittadinanza interessa moltissimi sardi e migliaia di cagliaritani, ma anche cittadini stranieri. E in piazza del Carmine, nel primo giorno utile, c’è stato un via vai continuo di gente al palazzo delle Poste. Stessa identica situazione anche nei Caf, come in quello delle Acli di viale Marconi. Tanta la speranza di potersi vedere accolta la richiesta e di poter avere a disposizione – per intero o come “aggiunta” – 780 euro al mese. In cambio dell’impegno di accettare una proposta di lavoro entro cento o duecentocinquanta chilometri da casa, beninteso. O con l’”ultimatum” di un impiego da svolgere in qualunque parte dell’Italia. Ci sono 40enni, certo, ma il vero esercito del reddito di cittadinanza del Movimento 5 Stelle sembra composto prevalentemente da pensionati e stranieri.
Emilia ramosa 85 anni: “Sono invalida totale, campo con 500 euro, non ho una casa e vivo da un parente. Mi hanno chiesto di portare l’Isee, la residenza e carta di identità e di recarmi al Caf per compilare le domande”, dice, prima di scoppiare in lacrime: “Attualmente non riesco nemmeno a pagarmi le medicine”. Franco, 83 anni, è un ex pescatore: “Anche io sono disabile totale, cammino a fatica con le stampelle. Con i 500 euro attuali al mese, spesso, non riesco a mangiare”. Anche stranieri in coda per il sussidio: “Sono a Capoterra da sedici anni, ho due figlie e un marito disoccupato come me”, racconta Bahria, 40enne tunisina. Ma c’è anche chi è alle Poste per fare altro, è il caso di Antonello Boi, 36enne cagliaritano: “Non voglio nessun reddito di cittadinanza, devono darsi da fare per creare lavoro per noi giovani. Io mi arrangio ma preferisco, appunto, lavorare”.










