Tutto il perimetro dello stabile è disseminato di immondizia, abbandonato e murato, dopo lo sgombero forzato, di qualche settimana fa, degli occupanti abusivi che, tra degrado e illegalità, vivevano da anni dentro le mura che, un tempo, rappresentavano uno dei simboli industriali più floridi di tutta la Sardegna. Dopo la chiusura, al posto delle barbabietole che venivano conferite dai produttori agricoli, hanno preso il sopravvento persone e famiglie che, senza casa e altro luogo dove andare, si sono insediate trasformando stanze e disimpegni in cucine e camere da letto. Con il trascorrere del tempo degrado e sporcizia hanno preso il sopravvento richiedendo, molto spesso, l’intervento delle forze dell’ordine, non ancora cessato nonostante gli accessi siano stati murati. Infatti i giorni scorsi assieme alla polizia locale e ai vigili del fuoco sono dovuti piombare nell’area posta a stretta sorveglianza a causa di vari roghi appiccati da ignote persone che, sinora, non sono ancora stati individuati. Una serie di episodi che non danno pace al percorso di riqualificazione messo in campo dal sindaco Massimo Pinna e dalla sua giunta: non semplice ma piuttosto complicato anche per i delicati risvolti sociali e i fondi ingenti che occorrono per bonificare completamente l’area e renderla usufruibile, o quanto meno, dignitosa, per la comunità.











