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Dopo la rotonda della “discordia”, quella che sorgerà nell’incrocio tra via del Redentore e Giulio Cesare, che ha scaldato gli animi, già bollenti, delle file dell’opposizione in città, degli ambientalisti e di centinaia di cittadini che, con necrologio funebre alla mano, si sono schierati dalla parte della dimora storica dei ficus che verranno traslocati in via Argentina, dove potranno sviluppare le radici senza il cemento dei marciapiedi, un nuovo caso scoppia nella “tranquilla” cittadina alle porte di Cagliari: il grappolo d’uva della “discordia”. Una questione che tiene banco e che ha scansato, almeno per il momento, lo sfratto degli alberi, e che, non ancora collocato nella rotatoria nuova di zecca con i luminor in led, è già “minacciata” da chi non vede l’ora di prendere a sassate gli acini pregiati. L’ironia è ben accettata dal sindaco Tomaso Locci e dalla sua amministrazione che, se fosse altrimenti, avrebbero seri problemi di gastrite nervosa considerate le goliardiche “manifestazioni”, a dire il vero, anche poco simpatiche, che seguono a ogni azione portata avanti come da programma elettorale. Ciò che è da condannare fermamente sono le affermazioni, scritte sui social, sembrerebbe già al vaglio di chi di competenza, che inneggiano alla distruzione dell’opera, tanto attesa, che darà il benvenuto a chi entrerà in città. Tanti i commenti positivi e di ammirazione verso l’opera, giungono anche dal Nord Italia, e altrettanti quelli discordanti: “Troppo alti i costi? Perché non affidare il progetto a una ditta sarda? Perché non utilizzare quei denari per la povera gente? E le buche nelle strade?” sono solo alcuni dei quesiti negativi sollevati in questi giorni soprattutto dai cittadini, anche se, a dover di cronaca, balzano più agli occhi quelli dei “trombati” politici, i più agguerriti, forse, in questa lotta contro il grappolo d’uva o, meglio dire, ostili a ogni azione mossa da Locci e amministrazione in carica, che più che criticare “sputano” veleno come vipere incalzate.
Esporre le proprie opinioni è sempre lecito se illustrate con educazione e rispetto reciproco e ciò che lascia l’amaro in bocca sono soprattutto le frasi, scritte e screenshottate, che avvertono che il super grappolo avrà vita breve perché “non si vede l’ora di colpirlo”. Cattiveria gratuita contro un’opera che arricchirà la città e che allenterà quel senso di austerità alla “lacrime e sangue” che contraddistingue gli ultimi anni in particolare modo, caratterizzati da una grave crisi economica accentuata dalla pandemia. Si deve guardare avanti con positività e l’arredo urbano rientra tra questi canoni: diversi sono i comuni che puntano anche sul bello per valorizzare il territorio e renderlo ancora più attrattivo. I fondi per le attività delle politiche sociali sono già stanziati e intoccabili come quelli per il rifacimento di strade e marciapiedi, opere già avviate da anni. Il grappolo d’uva, quindi, piaccia oppure no, lì andrà e lì dovrà rimanere e sarà ben sorvegliato dai bodyguard elettronici che veglieranno su di essa 24 ore non stop: i mal intenzionati sono avvisati. Spazio allora solo all’attesa, che non sarà infinita, e pace all’anima di chi proprio rode alla sola idea che il super grappolo, luccicante e raggiante come tutte le bellezze sfornate dai maestri di Murano, brillerà in quella rotonda che accoglie i visitatori, niente di diverso d’altronde come, per esempio, dimostrano Ottana e Capoterra con le loro opere ben esposte al centro della rotatoria di ingresso. Niente di strano che altri comuni, che strizzano l’occhio incuriositi a questa iniziativa, prendano spunto per “copiare” e realizzare un lavoro per richiamare l’identità locale all’entrata del centro abitato.