Numeri importanti, sono la base di un flusso sanguigno che pulsa, come nelle vene di una rete: quella della solidarietà dei volontari dell’AVIS.
Le campagne che lancia AVIS nazionale sono sempre finalizzate ad una maggiore e completa azione di sensibilizzazione e conoscenza del “problema sangue” e della possibilità che ogni cittadino, in buona salute di età compresa tra i 18 e 65 anni, possa fare donazioni di sangue e avvicinarsi così alla donazione periodica che è quella che garantisce maggiormente il sistema ed assicura un flusso costante del preziosissimo farmaco salvavita sangue.
La situazione dell’ultimo biennio è positiva?
In questi anni la raccolta complessiva di sangue in Sardegna è cresciuta sensibilmente. Un piccolo riferimento: nel 2004 sono state raccolte – su base regionale – 64mila unità di sangue.
Nel 2012? Le donazioni raccolte – sempre su base regionale – sono state 79 mila. Di questi numeri l’apporto che l’Avis garantisce, tra raccolta diretta e donatori indirizzati ai Centri trasfusionali, si aggira intorno al 70% delle donazioni raccolte su base regionale. L’impegno mi sembra consistente ed i risultati anche.
Come considera l’attività associativa dell’AVIS, in Sardegna: quali pro e quali contro?
L’attività associativa per quanto in argomento, è determinante ed indispensabile. Ha una grande capacità di contatto umano con le persone e costituisce una rete insostituibile – centoquarantasei realtà comunali, otto provinciali, una regionale – che si è costituita in decine di anni e rappresenta una organizzazione concreta, reale e attiva che assicura un flusso costante del prezioso “farmaco salvavita sangue”, con una attività che non si ferma mai, neanche la domenica.
L’Associazione riesce a canalizzare lo slancio di generosità e di solidarietà dei 29.000 Soci Avis (dato regionale) in maniera assolutamente insostituibile grazie al lavoro e alla dedizione di centinaia di dirigenti associativi che nei vari territori di riferimento comunali e provinciali assicurano ogni loro energia – in collaborazione con Centri Trasfusionali di riferimento – perchè si accorci sempre di più la distanza tra il fabbisogno annuale di 108 mila sacche e le 79 mila donazioni raccolte nell’anno passato.
I “contro”?
I pro sono veramente tanti. Non riesco a vedere contro se non il fatto che il “problema Sardegna” dove l’autosufficienza è ancora lontana dovrebbe diventare davvero, quotidianamente, un problema di tutti.
Gli sforzi vanno in quella direzione.
Ma per dovere di riconoscenza per i tantissimi donatori – che ringraziamo sempre – deve anche far rilevare che la Sardegna vive la particolarissima situazione della presenza marcata di tanti amici talassemici, circa 1.050 che per le loro necessità devono utilizzare circa i due terzi del sangue che si raccoglie in Sardegna.
Vale a dire, tradotto in numeri?
50.000 unità di sangue circa e la nostra Associazione continuerà ad assicurare ogni utile contributo e ogni utile sforzo perchè questa differenza sia sempre minore.
La Sardegna è una regione che deve ancora trovare energie e attività che le consentano di crescere ancora così come negli anni scorsi.
Le istituzioni vi aiutano in questo percorso?
Il rapporto con le Istituzioni è molto buono. Abbiamo una quotidiana frequentazione con l’Assessorato regionale della Sanità, la Struttura Regionale di Coordinamento l’SRC con responsabile il dr. Michele Bajorek, con i Centri Trasfusionali di riferimento e con i soggetti che concorrono alle problematiche.
Con il Comune di Cagliari e con tutti i Comuni ove sono presenti le Avis comunali. Con la Direzione Scolastica Regionale, con tutti i Comandi e gli Enti Militari tutte le Scuole – non vorrei correre il rischio di dimenticare qualcuno – le altre Associazioni che spesso ci aiutano nella quotidiana attività e generalmente con tutti i soggetti attivi on i quali abbiamo i contatti necessari per la realizzazione delle nostre attività.
Sono questi i vostri interlocutori ai quali vi rivolgete?
Ci rivolgiamo alle Istituzioni che possono aiutarci. I Comuni in primo luogo per poter avere spazi necessari per l’attività associativa e la organizzazione delle raccolte che si programmano numerosissime.
E la sola Avis provinciale di Cagliari, che organizza annualmente circa 1.200 “uscite” tra invio di autoemoteche e raccolte organizzate in loco, ha consegnato ai Centri Trasfusionali – nel 2012 – 18.300 donazioni – la provinciale di Sassari circa 6.000 donazioni e di volta in volta a tutti coloro con i quali veniamo in contatto nella attività di tutti i giorni. Amministratori, dirigenti scolastici, commercianti, professionisti, singoli donatori.
Nessuno, mi risulta, ha mai fatto mancare – quando richiesto – il proprio utile contributo.
Da donatore, cosa chiederebbe ai “futuri” ed attuali donatori?
Se dovessi fare un appello ai fututi potenziali donatori direi – anche da donatore – che donare un pò del proprio sangue è bellissimo, non costa assolutamente niente e gratifica principalmente chi fa la donazione.
Vorrei poter far arrivare a ognuno di loro la estrema soddisfazione delle migliaia di donatori che ogni anno assicurano questo piccolo/grande gesto di solidarietà. Credo che sarebbe trainante.
E con questo spirito fervono i preparativi per gli 80 anni dalla fondazione dell’AVIS a Cagliari, giusto?
L’Avis comunale di Cagliari, l’anno prossimo festeggerà gli 80 anni di atività. È la prima che si è costituita in Sardegna grazie alla generosità e disponibilità del dottor Enrico Fois, suo fondatore.
Che dire: c’è qualcosa di straordinario dalla quale si è creata tutta l’attuale organizzazione e tantissime Avis comunali.
Credo che la Città di Cagliari e la Regione tutta possa essere orgogliosa di avere una Associazione di questa dimensione e di questa storia.
Cercheremo di vivere questo momento nel modo migliore con una bella, grande e convolgente Festa del Donatore per testimoniare e ringraziare innanzitutto tutti i Soci Donatori e tutti coloro che a vario titolo hanno assicurato il loro contributo. Ha concluso Antonello Carta.