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Una bomba ecologica fa rabbrividire nelle acque tutt’altro che placide dello stagno di Molentargius.
Nel quale oggi, proprio mentre i nostri fotografi giravano per verificare una notizia e immortalare i danni creati dall’incendio divampato nei giorni scorsi, è saltata agli occhi una situazione incredibile: i canali dello stagno sono strapieni di immondizie.
A sorprendere è la quantità dei rifiuti accumulatisi: sono tantissimi, forse un accumulo avvenuto nel corso degli anni?
Le ali candide, a tratti rosa e sfumate di nero dei bellissimi fenicotteri, volano quotidianamente su questo scenario sconosciuto ai più. Perché la linea visiva di quanti percorrono a piedi e in auto viale Poetto, risulta più alta rispetto all’inquinamento scoperto nel cuore dello stagno.
Per scoprire le immodizie basta parcheggiare l’auto sul ciglio della strada, far qualche passo e ficcare il naso nelle vie d’acqua laterali. Quelle che, per intenderci, rasentano le sponde de “su stani”.
CHILOMETRI DI CANALI INQUINATI. Sono lunghi diversi chilometri i canali di Molentargius; centinaia e centinaia i metri lineari dei rifiuti che, in alcuni tratti, affondano nei medesimi corsi d’acqua, in altri emergono dal loro fondo melmoso.
Di conseguenza, quelli che dovrebbero consentire l’ossigenazione dello stagno, i canali appunto, potrebbero iniettare veleni e ruggine nell’acqua, almeno in considerazione della presenza di ferri vecchi, residui di lavorazioni in vetro-resina come alcune barche ad esempio, seminascoste tra i muschi e la fanghiglia.
QUESTE IMMAGINI “fresche” di scatto, documentano infatti, ai margini delle canne devastate dall’incendio, quanta sporcizia vi abbonda: scarti di lavorazioni edili, bottiglie di vetro e di plastica, bidoni con residui di tinta, resti di impianti elettrici, macchie oleose e schiumose tra le quali spunta anche un water intonso, è color perla.
E non è la sola ciliegina su una torta indigesta: si notano frigoriferi ed altri elettrodomestici. Già, scaricati da chi, e quando?
Insomma, lo stagno assume sempre più i connotati di un deposito a cielo aperto, una discarica di rifiuti. Invece dovrebbe, potrebbe vivere bene, nel rispetto delle regole, per la tutela delle sue biodiversità. Così, non è chiaro perché nessuno intervenga per porre fine a questa situazione.
IPOTESI RIFIUTI. Forse le istituzioni non sono al corrente della potenziale “bomba” ecologica rappresentata dai rifiuti abbandonati nell’oasi di Molentargius.
Sorge spontaneo chiederci quali sorprese, al di la dei canali, potrebbero nascondersi sotto il livello delle acque, tra i canneti ad esempio, che rappresentano una parte non trascurabile dell’habitat amato dalla fauna e dalla flora palustre.
Analizzare le acque dello stagno consentirebbe di valutare l’eventuale presenza di sostanze nemiche della fauna e flora: dopo l’incendio divampato nei giorni scorsi, in questo specchio d’acqua, sono comprase strane chiazze oleose.
Sarebbe anche interessante capire quali capacità politiche potrebbero costruire seriamente a Molentargius, strutture e accorgimenti indispensabili per realizzare un ciclo integrato dei rifiuti, garantendo sia il corretto smaltimento dei rifiuti e sia controlli effettivi contro quanti, abusivamente, continuano a buttar dentro le vasche stagnanti svariate immondizie.
IN PASSATO, nei primi anni Novanta, alcuni canali d’acqua mai depurata, tracimarono interamente nello stagno, creando un vero e proprio disastro ecologico. Portò alla successiva chiusura della produzione del sale sia nelle vasche salanti di Cagliari e di Quartu.
Da allora, l’estrazione del sale si e’ fermata. Ed oggi, in tanti, ne vorrebbero la ripresa. Consentirebbe di controllare lo stagno, con il via vai degli addetti alla lavorazione del sale, ed alla pulizia dei canal per i quali appare indispensabile il controllo.
LA PIETRA NELLO STAGNO è stata lanciata; speriamo, ora, che i cerchi concentrici possano far delle sue acque una vera risorsa; certo da ripulire, possibilmente lontana dagli scaricatori abusivi che, sovente, riescono a farla franca.