È il “classico” refrain che va avanti ormai da anni, in occasione delle feste nazionali. I grandi centri commerciali sono aperti, tra carrelli che “sfrecciano” nelle corsie e scontrini che escono dai registratori di cassa. E la netta contrarietà dei sindacati. In città è nell’hinterland, anche nel giorno dedicato al lavoro, in molti lavoreranno. Commessi e cassieri della grande distribuzione sono pronti a un martedì che, a livello di festa, vale solo sul calendario e non nella realtà.
Cristiano Ardau, segretario regionale della Uil Tucs Sardegna, è laconico: “Serve davvero fare acquisti il primo maggio? È proprio indispensabile? Noi siamo da sempre contrari, e i dati parlano chiaro. Il 70 per cento dei sardi al lavoro sono proprio quelli dei grandi centri commerciali, quindi non è vero che nelle giornate festive lavorano tutti i settori. Commessi e cassieri devono poter avere un extra in busta paga”, chiede con forza Ardau, “le stesse aziende che, anche il primo maggio, faranno buoni fatturati, infatti, non applicano da ormai 4 anni il contratto nazionale”.










