Disidratato da qualche giorno, i parenti scelgono di chiamare il 118 per portarlo all’ospedale e, dopo venti giorni, firmano le dimissioni “contro la volontà dei medici” per riportarlo a casa. Il calvario di Umberto Farris, 86enne residente ad Assemini, inizia il 10 novembre. Ricoverato nel reparto di medicina del Policlinico di Monserrato, lì resta sino al primo dicembre: “Era pieno di piaghe e in fin di vita, quando è arrivato non era così. I dottori ci hanno sconsigliato di portarlo via perché sostenevano che non avrebbe passato la notte. Invece, dopo due giorni è ancora vivo, grazie a Dio, e cosciente”, spiega, a Casteddu Online, una delle cinque figlie, Maria Cristina Farris. La donna, insieme alle altre tre sorelle, al fratello e alla moglie di Umberto Farris, Veneranda Pandino, ha scritto una email molto dettagliata all’ufficio relazioni con il pubblico del Policlinico di Monserrato. Il direttore sanitario Giancarlo Angioni ha fatto sapere, una volta letta l’email, che “l’azienda ha immediatamente avviato un’indagine interna per capire quanto accaduto e riportato dai familiari del paziente”. Ecco, di seguito, tutta l’email, molto dura e critica, spedita all’Urp dell’ospedale ai bordi della 554.
“Sono Farris Maria Cristina e parlo a nome mio e a nome dei miei fratelli Lucia Farris, Giuseppina Farris, Maria Teresa Farris e Paoletto Farris e di mia madre Veneranda Pandino e vi stiamo scrivendo per esprimervi il massimo sdegno per le condizioni in cui avete ridotto mio padre Umberto Farris, nato a Santadi il 14/03/1936 e ricoverato presso la vostra struttura il 10 novembre 2022 nel reparto Medicina interna blocco C. Mio padre è stato trattato peggio di un animale, ha il corpo ricoperto di piaghe e ormai è in fin di vita. Siamo riusciti contro la vostra volontà a riportarlo a casa perché altrimenti sarebbe morto lí, solo come un cane e nudo come un verme, in quella stanza gelida, nudo e legato. Siamo veramente arrabbiati e amareggiati per le condizioni in cui lo avete ridotto, non siete degni di essere definiti infermieri e medici e di far parte del personale medico di quella struttura. Le persone si devono fidare degli ospedali e invece è proprio a causa di persone come voi che la gente dubita della sanità pubblica. Vi comunichiamo che siamo intenzionati a procedere per vie legali. Vi allego le foto in modo che capiate di cosa siete stati capaci”.










