Piscinas – Le immagini del fiume dei veleni che scarica cadmio, piombo, arsenico, zinco, nichel e altri metalli pesanti nel mare della Costa Verde fanno il giro d’Italia: impressionanti e inaccettabili, uno sfregio alla natura che prosegue ancora, da decenni. Solo ieri la vicenda è andata alla ribalta nazionale: le più importanti testate giornalistiche hanno ripreso la notizia, enorme lo sconcerto mostrato. Ma il fenomeno si ripete da anni, non è la prima volta che il mare si tinge di rosso. Da settimane il mare si presenta rosso, venti giorni fa, lo youtuber Enrico Spano aveva descritto così lo spettacolo inquietante: “Un luogo tanto magnifico quanto devastato.
Impressionante il colore del mare dovuto allo sversamento di acque velenose del famoso “fiume rosso”. Una delle spiagge più affascinanti della Sardegna e d’Europa a livello paesaggistico e naturalistico, ma anche una delle più devastate in assoluto a livello ambientale”. Il fiume rosso dei veleni che, proveniente dalle gallerie minerarie dismesse di Montevecchio-Casargiu, attraversa l’oasi naturalistica di Piscinas fino a gettarsi in mare: “Ancora oggi continua a sfregiare in maniera pesante un autentico angolo di paradiso come è appunto Piscinas” spiegano invece “Guardie Ambientali Sardegna”.
“Tutta quest’area estrattiva, da Montevecchio a Ingurtosu, comprende 50 chilometri quadrati che andrebbero risanati visto e considerato che da Pozzo Fais di Casargiu le acque velenose continuano a sgorgare.
Possibile che nonostante esistano impianti di trattamento per poter trattare queste acque nessuno ancora si sia posto seriamente il problema per porre fine a questo immane disastro?”. Una questione ben nota, insomma: “12 anni fa, durante la mia lontana e breve esperienza in Consiglio provinciale, presentai un’interrogazione proprio sulla bonifica del Rio Irvi – Piscinas” spiega Andrea Mura.
“1998: il Sindaco di Arbus fece un’ordinanza (n. 3068 del 26 gennaio) con la quale ordinava alla Soc. SIM – Società Italiana Miniere (poi IGEA S.p.a.) «l’adozione di tutti gli interventi atti ad impedire l’ulteriore immissione di acque dal pozzo minerario dismesso denominato “Casargiu” al rio Irvi-Piscinas ed al successivo intervento di bonifica del letto del fiume»;
contro l’ordinanza la SIM – Società Italiana Miniere sollevò un ricorso dinanzi al Tribunale superiore delle acque pubbliche. Il ricorso venne rigettato nello stesso anno nella parte in cui imponeva alla SIM SpA di adottare tutti gli interventi atti ad impedire l’emissione di acque dal pozzo minerario al rio Irvi, mentre il Giudice Delegato ritiene di sospendere il disposto dell’ordinanza, laddove ingiungeva di intraprendere gli interventi di bonifica da effettuarsi sui letto del fiume. II ricorso fu poi totalmente respinto dalla sentenza n°122/2001 del 6 dicembre 2001” si legge nell’ordinanza.
“Nel 2000 (l.r. n. 4), «per risolvere il problema del grave inquinamento ambientale» venne finanziato, con un importo di euro 981.268,11, uno specifico impianto di trattamento delle acque;
-l’art.17 della l.r. 4/2000, intitolato “Interventi di risanamento ambientale” e avente il fine di «fronteggiare i fenomeni di inquinamento del sottosuolo, del suolo, dell’aria, dell’acqua, anche attraverso interventi specifici di recupero e valorizzazione ambientale» autorizzava per l’anno 2000 la spesa di lire 2.660.000.000 per fronteggiare le gravi emergenze ambientali presenti nelle aree ex minerarie di Montevecchio e Ingurtosu;
-Il comma 3 del medesimo articolo stabiliva che gli stanziamenti fossero disposti «in favore delle amministrazioni provinciali che operano con il concorso dei Comuni e dei Consorzi industriali interessati sulla basi di un piano di ripartizione ed intervento approvato dalla Giunta regionale sentito il parere della competente Commissione consiliare»;
-il comma 4, invece, stabiliva che «relativamente agli interventi di cui al presente articolo le Amministrazioni provinciali», fossero tenute, qualora avessero individuato «responsabilità ambientali ai sensi delle vigenti norme di legge, a richiedere il risarcimento delle spese sostenute per gli stessi interventi». I proventi provenienti da tale previsione sarebbero dovute essere destinate, dalle stesse Province, all’ulteriore «adeguamento degli strumenti di controllo, monitoraggio e prevenzione della qualità dell’aria, delle acque e dei suoli»;
nel 2007 la Provincia del Medio Campidano rese noto che il 18 aprile 2007 il dirigente dell’Assessorato all’Ambiente del Medio Campidano consegnò i lavori di realizzazione dell’impianto di trattamento della acque inquinate da metalli pesanti che fuoriuscivano dal pozzo di Casargiu in Comune di Arbus e che si riversavano sulla spiaggia di Piscinas. L’amministrazione provinciale esternava la disponibilità ad assumere la gestione dell’impianto suddetto;
-nel 2012 l’A.R.P.A.S. – Dipartimento di Cagliari fece, su richiesta dell’Associazione Gruppo di Intervento Giuridico (da cui presi gran parte delle informazioni dell’interrogazione), delle analisi nel corso d’acqua del Rio Irvi – Piscinas e nel mare prospiciente la foce.
Nei tre campioni di acqua di mare fu «riscontrato un contenuto di Cadmio superiore allo standard di qualità previsto dal D.M. 260/2010», cioè da 1 μg/l a 4 μg/l. Oltretutto, «nei due campioni di acqua proveniente dalle gallerie» fu riscontrata la presenza di metalli pesanti»: Ferro fino a 223900 μg/l, Manganese fino a 56960 μg/l, Zinco fino a 680500 μg/l, Cobalto fino a 1450 μg/l, Nichel fino a 2375 μg/l, Arsenico fino a 90 μg/l,Cadmio fino a 1100 μg/l”.
“Nella risposta all’interrogazione emerse che effettivamente l’impianto di trattamento delle acque che si immettevano nel Rio Irvi fuoriuscenti dalla galleria Fais nella miniera di Casargiu venne finanziato a favore della Provincia di Cagliari, delegata quindi alla realizzazione dell’opera, la quale a seguito della specifica delega regionale, portò avanti il procedimento necessario per la realizzazione dell’opera. I lavori furono ultimati e furono eseguite molteplici prove di funzionamento con conseguente emissione di certificato di collaudo finale delle opere che comunque sancì l’insufficienza di quanto realizzato rispetto allo scopo prefissato, e ciò soprattutto in termini di portata da trattare. L’intero impianto venne pertanto riconsegnato alla società IGEA” spiega Mura.
Non solo: “Dalla risposta all’interrogazione emerse anche che con delibera della Giunta Regionale 44/16 del 31/10/2007 veniva finanziato € 1.000.000 a IGEA Spa per la realizzazione di un modulo per il trattamento dei fanghi e per la gestione sperimentale dell’impianto di trattamento delle acque”.
“Insomma, un problema annoso e infinito, quello relativo all’inquinamento proveniente dalle gallerie minerarie dismesse di Montevecchio-Casargi. Come tanti altri casi di inquinamento in Sardegna”.











