Dormono sotto i ponti o in qualche strada o piazza, generalmente sono molto restii ad accettare l’aiuto del prossimo. In pochi riescono ad avvicinarli, lo fanno in punta di piedi conquistando, così, la loro fiducia, il loro affetto. Cibo, coperte e una stretta di mano non manca mai e c’è chi per lavoro o perché abita nelle zone frequentate dai clochard conosce ogni loro abitudine, anche se, magari, non ha scambiato nemmeno una parola con loro. Sanno che le loro scelte sono inviolabili ma se notano un viso sofferente o un qualsiasi gesto non abituale scatta, ancor di più, la solidarietà verso chi non vuole “aiuto” ma ne ha bisogno. Ed è così che, anche tramite i social, si mette in atto una sinergia di forze per monitorare anche solo un raffreddore o una tosse persistente.
Questo è quanto accaduto anche ieri per un senza tetto che abitualmente vive e si sposta in alcune zone ben precise: “Tossiva, era senza voce, come possiamo aiutarlo?”. Per lui tanti volontari si prodigano ogni giorno ma la preoccupazione nel vedere l’uomo sofferente e la volontà di aiutarlo, nonostante le sue scelte, mette in risalto che non è “invisibile”, anzi: la preoccupazione è tanta come il dispiacere per quell’uomo che, forse, nemmeno sa di essere voluto tanto bene.











