“Chiedo solo una cosa semplice, poter aprire e chiudere il mio spazio senza ansia”.
Lo denuncia attraverso i social una donna che lavora in un’officina non lontano da via Santa Maria Chiara: “non è facile lavorare serenamente quando ogni mattina e ogni sera una persona si piazza davanti alla vetrina. Non una volta. Non per caso. Continuamente. Bussa, controlla quello che faccio e tenta di entrare in officina. Ho pure messo una tenda per poter avere un po’ di tranquillità e ora si piazza di fronte all’ingresso.
Sono da sola e sì, questa situazione inizia a farmi paura” scrive.
“Non è una questione di provenienza, colore o identità. Non è razzismo e non è odio verso nessuno. È il diritto di una donna che lavora a non doversi sorbire ogni giorno il di dietro di uno sconosciuto spiattellato contro la propria vetrina, né a sentirsi osservata o sotto pressione e il diritto a lavorare senza sentirsi impaurita.
Chi lavora dietro una vetrina non è un bersaglio, non è intrattenimento, non è disponibile”.
La decisione di scriverlo sui social: “Lo scrivo qui perché il silenzio normalizza queste cose. Se qualcuno ha suggerimenti concreti o sa a chi rivolgersi, li leggo volentieri. Io vorrei solo lavorare in pace”.













