Gianluca Aleppi a Radio Casteddu: “La fine di un incubo durato ben 4 anni, dal 2017 il mio assistito è stato accusato ingiustamente, in base alla sentenza, di violenza sessuale su questa bambina. Lo stesso ha patito danni seri da questo blocco, da questa situazione che ha paralizzato la sua vita. Mi ha sempre detto “oggi come oggi ho paura di avvicinarmi ad un bambino perché rischio di essere accusato e additato come pedofilo” e io penso che, in questa circostanza, non ci siano né vincitori né vinti perché un presunto responsabile è rimasto impunito e, invece, un soggetto assolutamente estraneo alla vicenda è stato bloccato per 4 anni, patendo anche le sofferenze di chi deve affrontare un processo per un reato così infamante.
È stato un vero e proprio calvario: Piu in quel giorno non era a Cagliari ma casa sua al pc, lo ha dimostrato un consulente di parte.
Il mio assistito non nutre alcun sentimento di rivalsa nei confronti di nessuno, tantomeno della signora in quanto si augura che sia stata una leggerezza fatta in buona fede e che l’abbia, poi, portata al processo”.
I fatti che hanno portato al processo: “La signora, il giorno dopo il fatto, chiama un’amica di Capoterra la quale emette un parere telefonico riguardo Piu Angelo affermando di essere noto per le sue tendenze pedofile. Piu non ha nessun precedente penale, tantomeno tanto meno per pedofilia e, a volte, io non mi spiego come la procura possa mandare avanti simili procedimenti che poi finiscono nel nulla”.
Risentite qui l’intervista del direttore Jacopo Norfo e di Paolo Rapeanu
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