Fa discutere e fa tanto, troppo male la morte del giovane magazziniere Manuel Mastrapasqua, ucciso a Rozzano a 31 anni per – questo il “bottino”- delle cuffie da circa 15 euro. Fa ancora male sapere che l’omicida è un ragazzo di soli 19 anni, Daniele Rezza. Il giovane prima ha bloccato Manuel, che stava tornando da lavoro come ogni sera e parlava al cellulare con la sua fidanzata che gli teneva compagnia nel tragitto di circa 2 ore con i mezzi. Poi, la coltellata al petto fatale. Rezza è stato poi fermato alla stazione di Alessandria, dove ha confessato ai carabinieri ciò che aveva commesso, insospettiti dall’atteggiamento del giovane. Adesso, però, oltre alla rabbia e al dolore che provoca una morte del genere, fa molto discutere e pensare il ruolo dei genitori del 19enne, e soprattutto del padre. L’uomo, infatti, avrebbe in qualche modo aiutato il figlio lavandogli i vestiti e a scappare. Il giovane ha anche raccontato di aver raccontato ciò che era accaduto ai genitori, ma di non essere stato creduto: “”mio padre diceva sarà stato qualcun altro e io dicevo forse sono stato io, gli ho detto che avevo tirato una coltellata a un ragazzo, ma mio padre era convito fosse stato qualcun altro. Avevano capito tutto, ma credo non volessero accettare la cosa”, avrebbe raccontato agli inquirenti. “Alla fine quella mattina gliel’ho detto a mio padre che ero stato io, ma lui non ci credeva.” – ha proseguito Rezza. “Non ero molto lucido. Quando ho conficcato il coltello ho sentito solo un sospiro, qualcosa, e da lì sarà caduto a terra ma non ci ho fatto caso, perché sono scappato subito. Io volevo già andarmi a costituire la sera stessa ma i miei genitori non ci credevano”. Poi Rezza cambia idea. “La mattina del 12 ottobre volevo solo scappare, avevo cambiato idea. Ho detto a mio padre di buttare le cuffie nel cassonetto”. Il padre conferma invece di non aver creduto al figlio: “È rientrato a casa e mi aveva detto che aveva fatto a botte con un altro ragazzo, pensavo scherzasse. Mi ha detto che forse gli aveva tirato una pugnalata, poi si è messo a ridere. Gli ho detto di smetterla di scherzare e poi sono andato a letto”. Il 19enne, intanto, si trova in carcere con l’accusa di omicidio volontario e rapina. La famiglia di Manuel, assieme all fidanzata Ginevra, chiedono adesso soltanto giustizia per un ragazzo onesto e lavoratore che aiutava la madre e i fratelli e stava mettendo i soldi da parte per andare a vivere con la sua fidanzata. Rezza, con un passato difficile e violento, già nel primo interrogatorio , aveva affermato di non sapere il perché abbia pensato di rapinarlo e che non credeva di averlo ucciso.












