di Alessandro Zorco
L’avevo visto da lontano. Non so perché, ma mi aveva colpito. Forse per quella sua aria buona. Un signore distinto, ben vestito. Barba fatta, giacca blu, ombrello sotto il braccio.
Era in piedi, affianco ad una vetrina. Una delle poche vetrine illuminate nel centro di Cagliari, ora che i negozi stanno chiudendo e la crisi sta uccidendo il commercio.
Non so perché, ma mentre camminavo verso di lui lo squadravo. Doveva avere una sessantina d’anni, l’aria di quei padri di famiglia d’una volta. Di quelli che, cresciuti i figli, si godono con calma una passeggiata al ritorno dal lavoro, prima di rincasare. Non so perché, ma mi sembrava uno di quegli uomini attenti e previdenti. Tanto previdenti da fare con un mese di anticipo il regalo di Natale ai nipotini.
Poi quella domanda a bruciapelo. Garbata, gli occhi negli occhi. Subdola, come un pallettone che ti arriva al cuore.
– “Scusi, ha qualche moneta?”.
Tante volte la povertà te la aspetti. La riconosci dallo sguardo e dall’abito che porta. Sta a te voltare la faccia e far finta di nulla oppure guardarla dritta negli occhi e porgere la mano. Ma quando ti appare davanti improvvisamente, quando meno te la aspetti, con il viso e con abiti diversi da quelli con cui l’hai sempre vista, è molto diverso. E’ come un cazzotto nello stomaco. Perché è molto più vicina. E’ anche tua. Ti avverte che quel padre di famiglia potresti essere tranquillamente anche tu.
Tu che farfugli:
– Mi dispiace, signore. Non ho nulla neanch’io.













