Nessun dubbio: le chat di Whatsapp fanno piena prova in giudizio

Il tribunale ha condannato una donna a restituire all’ex amante i soldi che questi le aveva prestato per comprare un’auto proprio basandosi sul contenuto delle conversazioni intrattenute tramite chat e depositate agli atti


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 Anche le chat di WhatsApp possono fare piena prova in giudizio e ormai sul punto la giurisprudenza non sembra mostrare più dubbi.

Da ultimo, ad esempio, il Tribunale di Ravenna, con la sentenza numero 231/2017, ha condannato una donna a restituire all’ex amante i soldi che questi le aveva prestato per comprare un’auto proprio basandosi sul contenuto delle conversazioni intrattenute tramite chat e depositate agli atti.

Nei messaggini, infatti, la donna si era impegnata a restituire le somme all’uomo con il quale all’epoca intratteneva una relazione clandestina, versando delle rate mensili di 200 euro e offrendo servizi di pulizia domestica.

Tale circostanza, per i giudici, è sufficiente a escludere inequivocabilmente che le somme per l’acquisto del veicolo siano state corrisposte come atto di liberalità. Oltretutto, posto che i due erano stati solo amanti per un determinato periodo e che l’uomo ha una compagna e probabilmente anche la donna ha un partner, per i giudici non si comprende a quali regole del costume sociale corrispondessero le elargizioni.

Fonte: www.studiocataldi.it


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