Naufragio migranti in Sardegna, la Procura di Cagliari indaga per omicidio colposo

Sabato notte, al largo di Sant’Antioco, sono stati salvati sei uomini e una donna. Si erano imbarcati in 13: uno è morto durante il viaggio, altri sei sono dispersi


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Omicidio colposo e naufragio: su queste ipotesi di reato indaga la Procura di Cagliari con il sostituto procuratore Emanuele Secci che ha aperto un’inchiesta per naufragio e omicidio colposo dopo il salvataggio di sette migranti, sei uomini e una donna, avvenuto sabato notte a 50 miglia marine al largo di Sant’Antioco, nel sud Sardegna. Sul barchino partito il 9 novembre dal porto algerino di Skikda, circa 100 km a ovest da Annaba, si erano imbarcati in 13: uno è morto durante il viaggio, altri sei sono tuttora dispersi, come hanno raccontato gli stessi superstiti una volta messi in salvo. I migranti, tutti tra i 20 e i 40 anni, erano a bordo di una piccola imbarcazione alla deriva nel mare molto agitato, senza cibo né acqua, quando sono stati avvistati dal cargo Christina B, battente bandiera liberiana, che da Istambul stava procedendo a sud della Sardegna verso il porto spagnolo di Tarragona. Appena la motonave si è accostata per il soccorso, gli occupanti si sono gettati in mare: attimi di concitazione nei quali il barchino si è rovesciato ed è stato inghiottito dalle onde. Alcuni sono riusciti a salvarsi, la metà invece è ancora dispersa.

Il tratto di mare tra Algeria e Sardegna viene in queste ore scandagliato da un Atr della guardia di finanza. Attualmente i sette superstiti si trovano nel centro di prima accoglienza di Monastir, mentre la polizia sta procedendo con le indagini per ricostruire tutti i dettagli del naufragio.

 

 


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