Morta l’aquila Maria a causa di una scarica elettrica accidentale, è la sesta vittima legata alle linee di media tensione. Gli operatori di “Agenzia Regionale Forestas”: “Un duro colpo al tentativo di rilasciare nuovi individui, che una volta adulti possano ripopolare la nostra isola con questo preziosissimo rapace”. Monitorata da un anno, ossia dal giorno del suo rilascio, per lei i voli e la possibilità di nidificare sono durati poco.
Martedì, infatti, è morta per elettrocuzione, scarica accidentale di corrente elettrica, in zona Padrongianus, presso il corso d’acqua omonimo nei pressi dell’aereoporto di Olbia. Era una femmina sub-adulta, già praticamente matura per formare coppie. Purtroppo è l’ennesima vittima delle linee a media tensione della Sardegna.
Il punto di contatto con le linee elettriche è stato subito rilevato, grazie al tag GPS di cui era dotata la giovane aquila, che era monitorata costantemente nei suoi spostamenti da Ispra – Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale.
“Si tratta della sesta vittima legata alle linee di media tensione, che sono da mettere in sicurezza: questo dà l’idea di quanto sia fondamentale il meritevole impegno di e-distribuzione che è al nostro fianco per risolvere il problema e mettere in sicurezza, rispetto al rischio di elettrocuzione per i rapaci, le linee elettriche sarde”. Purtroppo proprio questa specie di aquila è particolarmente vulnerabile all’interazione con le linee elettriche: in questi anni ha mostrato infatti una tendenza naturale a mimetizzarsi tra le piante, e quindi anche quando usa i pali della luce, cerca di infilarsi nelle mensole sotto i cavi, che sono i punti più pericolosi; vivendo prevalentemente in aree pianeggianti e povere di alberi, e avendo una tecnica di caccia che richiede l’appostamento su punti sopraelevati, proprio per individuare le prede e osservare il territorio, utilizza spesso, inconsapevole, proprio i pali elettrici in media tensione. Un grande dispiacere per gli agenti di Forestas che, con impegno, dedizione e professionalità si occupano anche della salvaguardia delle specie più a rischio come quella dell’aquila.
“C’è ancora tanto tanto da fare, ma il lavoro continua”.











