C’è una svolta, importante, sul giallo di Manuela Murgia, la sedicenne trovata morta il 4 febbraio 1995 in fondo a un canyon nella zona di Tuvixeddu, a Cagliari. I legali dei genitori, delle due sorelle e del fratello della ragazzina, Bachisio Mele e Giulia Lai, hanno depositato un’istanza, in Procura, per la riapertura delle indagini. Tre pagine dove, oltre alla richiesta, vengono portati a supporto anche tutta una serie di elementi che portano verso l’omicidio di Manuela e non, come deciso quasi tre decenni fa al termine delle indagini, al suicidio. Negli ultimi mesi, soprattutto dopo i tantissimi appelli lanciati sui social, sui giornali (il primo in assoluto è stato il nostro) e in tv dalle sorelle e dal fratello della giovanissima, qualcuno ha parlato. Sono spuntate fuori nuove testimonianze, anche legate a quell’auto blu metallizzata sulla quale è salita Manuela il giorno in cui è scomparsa, dopo essere uscita dalla sua abitazione di via Barigadu. “Ci sono vari elementi, depositati nella richiesta, che sono determinanti”, spiega l’avvocatessa Giulia Lai. “Una nuova testimonianza e altre testimonianze non considerate in passato, come quella di chi ha visto salire la ragazzina nell’auto blu metallizzata nella sua seconda uscita mattutina”. E ci sono anche rilievi tecnici fatti da esperti, come quelli dell’ingegnere Stefano Ferrigno: “Nel punto de canyon dal quale sarebbe precipitata Manuela l’altezza non è inferiore a trentacinque metri, ciò determina una incompatibilità con le lesioni ritrovate sul corpo. Viene anche confermata la presenza di segni di trascinamento”. Quest’ultimo dettaglio fa comprendere che Manuela Murgia non sia morta lì, tra il fango e la polvere, ma che sia stata portata da qualcuno.
Spicca poi la richiesta “della riesumazione del cadavere. Non sono mai stati considerati alcuni aspetti, come delle lesioni trovate sul collo”. Tracce molto visibili che fanno intuire che qualcuno possa avere afferrato la sedicenne tra la testa e il busto, forse per strangolarla o per trasportarla da un posto a un altro. La legale non fa trapelare altri particolari, che saranno sicuramente oggetto delle indagini nel momento in cui la Procura dovesse dire sì alla riapertura di un caso lungo, ormai, quasi trent’anni: “Non si è suicidata ma è stata uccisa, tutti gli elementi in nostro possesso confluiscono verso l’ipotesi dell’omicidio o che, comunque, Manuela non avesse assolutamente la volontà di suicidarsi”.













