Non riesce a darsi pace, il papà di Miriam. Quel telefono che non ha squillato, alle 3 del mattino, e che avrebbe salvato la vita alla figlia di 23 anni travolta e uccisa ai bordi della strada da un Suv guidato da un giovane ubriaco e drogato, ora arrestato per omicidio stradale. Lui, il papà, ha dichiarato al Corriere della Sera: “Dormivo profondamente, del resto mi aveva chiamato già, ero tranquillo. La mattina sarei dovuto andare al lavoro”. Miriam Ciabanu, la ragazza bella e intelligente originaria di Udine e morta nell’investimento a Pieve di Grappa, aveva chiamato il padre con cui viveva dopo essere andata via dalla casa del fidanzato, dopo un litigio. Aveva deciso di tornare a casa a piedi e chiedeva aiuto. Poi, quel Suv nero e maledetto le ha spezzato la vita bellissima che aveva ancora davanti.
Un impatto violentissimo – l’automobilista avrebbe detto di essersela trovata all’improvviso sulla carreggiata – che non ha lasciato scampo a Miriam Ciobanu, studentessa universitaria. Originaria della provincia di Udine, la ragazza abitava da qualche anno con la famiglia nel trevigiano, a Fonte. Nello schianto, è finita prima sul cofano, poi sul parabrezza, sfondandolo, e venendo catapultata molti metri in avanti. Quando sono arrivati i medici del 118 non hanno potuto che costatarne la morte.
Ferito e in stato di choc, il giovane conducente dell’Audi è stato portato in ospedale per le prime cure e gli accertamenti sul suo stato psico-fisico. È risultato positivo all’alcol, con un tasso molto superiore al consentito, ed agli stupefacenti, come riporta Quotidiano.net.










