Ha riferito di non stare bene, che sarebbe andato a riposare e da allora, per tre giorni, è rimasto lì, immobile. I suoi amici hanno chiamato due volte l’ambulanza, lui ha sempre rifiutato sino a sabato scorso, quando oramai, privo di forze, ha acconsentito al ricovero. In quei momenti concitati c’è chi gli ha rubato le sigarette, a lui, che da tre giorni non beveva, non mangiava. Le pizze offerte a tarda notte da un portapizze che, di passaggio, gli regalava il cibo, erano lì, accatastate, poiché non mangiava più. Un cagnolino, di passaggio, annusava ma non addentava quel pasto succulento, quasi capiva che apparteneva a chi dormiva in terra, riparato solo da pochi stracci e cartoni. L’ha mangiata solo quando Marco è stato portato via. Una contrapposizione di azioni, quella di un umano che non ha mostrato sensibilità e ha portato via quel pacchetto da fumare e quella di un animale che, invece, non ha mangiato le pizze se non quando l’uomo non c’era più.
Ieri il tragico epilogo: è deceduto in ospedale, la sua morte ha scosso in tanti, i suoi amici soprattutto, che hanno cercato di aiutarlo, in tutti i modi. Hanno provato a dargli un alloggio, un vivere “normale” che ha rifiutato. E ora si ci chiede come sia possibile che nel 2025 accadano ancora certi fatti, non isolati, purtroppo, che stringono il cuore e che fanno sorgere mille domande: cosa si può fare in questi casi? Tante risposte possibili e un’unica certezza, ossia quella che è necessaria una presa di posizione concreta, sostanziale al fine che certi drammi non accadano più.













